Serata a Kos (2° parte)

Prosegue il racconto di quella sera, quando mio marito mi chiese la prima trasgressione con un altro uomo.

Leggi qui la 1° parte: “Serata a Kos” ⇐ clicca qui

Monica venne verso la vetrata che divideva la camera dal terrazzo da dove, nascosto nel buio, avevo osservato, per tutta la sua durata, la prima esperienza di sesso tra lei ed uno sconosciuto da quando stiamo insieme.

Lo avevo desiderato io e lei aveva concretizzato una mia fantasia di cui le avevo parlato spesso nei nostri momenti di intimità.

Essendo passato qualche anno da allora, posso affermare che nessuno di noi due mai se ne pentì di aver vissuto quella trasgressione e alcune altre che seguirono negli anni successivi.

Parlandone occasionalmente, abbiamo concordato che questo tipo di esperienze, specialmente se sporadiche, non programmate, non abitudinarie e gestite con complicità, intrigando più la mente che il corpo, possono rinsaldare ancora di più il legame tra due anime.

Avevo diligentemente rispettato i patti e le promesse fatte a Monica, per i quali sarei stato solo spettatore delle sue effusioni sessuali con il ragazzo per metterla, per quanto possibile, nelle condizioni di comportarsi come se fosse single e in vacanza da sola, come ebbe occasione di fare qualche volta prima che ci conoscessimo, quindi facendo tutto come si sentiva, senza interferenze o limitazioni di nessun tipo da parte mia.

Era stata abile anche lei a gestire la sua mente, isolandola dalla consapevolezza che comunque io c’ero e la stavo guardando.

Spesso, mentre Monica mi masturba, le chiedo particolari e dettagli sulle situazioni sessuali che ha vissuto prima di conoscermi. I primi tempi era molto ritrosa a parlarmene; delle mie esperienze non ha mai voluto sapere niente, per non farsi sopraffare dalla gelosia, ma io non sono mai stato geloso del suo passato, anzi, sono stato sempre vorace di sapere.

Col tempo si è un po’ sciolta e mi ha raccontato di qualche situazione con qualche suo ex e con un paio di sconosciuti. Pertanto, eccitato dai suoi racconti, mi sono sempre fatto dei grandi film, cercando di tradurre in immagini mentali le sue parole.

Ma vederla in azione dal vivo, quella sera, non ha veramente avuto prezzo. Non che Monica con il ragazzo abbia fatto qualcosa di straordinario o che non facciamo normalmente tra noi due (anzi, tra noi facciamo ben altro!), ma averla vista in terza persona, veramente ha cancellato qualsiasi immagine virtuale che avevo fantasticato e mi aveva consegnato la realtà.

Ora ero in possesso della pellicola, ma mi mancava la colonna sonora, cioè le sensazioni che lei aveva provato e che non erano scritte nelle immagini che vidi.

Mi attendeva ancora la parte forse più intrigante, quella di condividere con lei ciò che avevo visto e lei condividere con me ciò che provò. In un paio d’ore, avevamo recuperato materiale da parlarne e da rivivere per mesi, o forse anni.

Il viso di Monica lasciava trasparire una certa insicurezza. Nella sua espressione percepivo l’interrogativo su come mi sentissi, dopo aver assistito a quelle scene di sesso tra lei e il ragazzo; comprensibilmente, poteva essere preoccupata che si fossero potuti avverare i suoi timori che, tra fantasticare e vedere la realtà, è ben diverso, perché la fantasia la si modella perfettamente sui propri gusti o desideri, ma la realtà può avere aspetti o dettagli che potrebbero sconvolgere negativamente le proprie aspettative.

Feci queste riflessioni negli istanti che le furono necessari a percorrere i pochi metri che la separavano dalla porta, sulla quale aveva appena congedato il ragazzo, e la terrazza.

Era ancora più splendida che mai. Camminava con la grazia e la regalità di una dea, bellissima nella sua totale nudità, con solo i sandaletti che portavano la sua statura a un metro e ottantacinque.

Non volli che dovesse sopportare più a lungo il dubbio su come mi sentissi, par cui mi alzai dalla poltroncina e feci qualche passo verso di lei. Ci incontrammo: i suoi occhi proiettavano verso di me tutta la sua dolcezza, il suo amore a la sua speranza di essermi piaciuta. Non mi fu assolutamente difficile trasmettere verso di lei la stessa dolcezza, lo stesso amore e la rassicurazione che la amavo, ammiravo e desideravo più di prima. Ci abbracciammo e ci baciammo a lungo. Le nostre menti si fusero come avviene sempre quando facciamo l’amore.

Sentivo il suo corpo caldo aderire al mio e, per lunghi istanti, mi dimenticai perfino che aveva appena fatto sesso con un altro uomo, che l’aveva fatta godere e che lei aveva fatto godere lui.

Quando ci fummo ripresi da questo turbine di emozioni, ci guardammo nuovamente. Lei, ora rassicurata, aveva un sorriso smagliante e gli occhi le brillavano.

Mi chiese se volevo bere qualcosa. Mentre prendevo un paio di acqua tonica dal frigo-bar, lei andò in bagno a fare pipì e a darsi una rinfrescata. Io la attesi in piedi, al centro della stanza, con i bicchieri in mano. Volevo che fosse lei a decidere se metterci nel letto o se sederci in terrazza.

Uscì dal bagno, prese il bicchiere e sorseggiò la bibita. Quindi lo posò e si diresse verso l’armadio. Aprì un cassetto da dove estrasse il costumino da bagno turchese che le avevo regalato prima della partenza.

La osservai con sguardo interrogativo. Lei si infilò anche un miniabito e mi disse: “Ti andrebbe di fare un bagno in piscina?” Risposi entusiasticamente: la sua fantasia e la sua malizia avevano sicuramente escogitato qualcosa.

Mentre usciva dalla camera, saltellando eccitata all’idea del bagno in piscina, io recuperavo un paio di asciugamani e la chiave della stanza.

Percorremmo lo stesso tragitto che, circa due ore prima, avevamo percorso in senso inverso, però lei era per mano ad un altro e da lì a pochi minuti sarebbe stata tra le sue braccia e impalata sul suo pisello.

Mentre rivedevo queste immagini indelebili, Monica camminava abbracciata a me con aria beata.

Erano quasi le quattro del mattino, in giro non c’era anima viva e regnava il silenzio più totale. I giardini e le piscine rimanevano illuminati tutta la notte. L’aria era calda e tutto l’insieme era da favola.

Arrivammo alle piscine e lei scelse quella più piccola che era un po’ più defilata rispetto alle altre.

Scelse anche una sdraio sulla quale appoggiò il miniabito e io gli asciugamani. Si tolse i sandaletti e, mentre anche io mi spogliavo, rimanendo in boxer, lei corse verso l’acqua e vi si tuffò.

Io approcciai l’acqua con minore impeto, utilizzando la scala, temendo fosse fredda.

Monica non tardò a rassicurarmi che la temperatura era magnifica. Entrato in acqua, ci venimmo incontro e iniziammo a baciarci. Monica voleva fare l’amore in piscina, quindi desiderava staccarsi dal contesto della camera dove, poco prima aveva fatto sesso, con il ragazzo.

Rimanendo abbracciati e continuando a baciarci, ci dirigemmo verso alla scalinata della vasca.

Devo confessare che avevo timore di iniziare a toccarla, non volevo assolutamente forzarla a fare o a ricevere qualcosa, per cui attesi che fosse lei a prendere l’iniziativa.

Accortasi della mia prorompente erezione (ricordiamoci che erano quattro giorni che io non facevo sesso, mentre lei aveva da poco avuto, e provocato, due orgasmi), iniziò a toccarmi il pisello attraverso i boxer aderenti, prima con toccatine sporadiche che alternava a massaggi alla mia schiena e al mio petto, poi con maggiore insistenza, arrivando ad aggrapparsi al mio cazzo che sembrava dover esplodere.

Davanti a tanto impeto, ruppi ogni indugio, intuendo che anche lei aveva voglia di essere toccata, per cui spostai le mie mani, che la stavano abbracciando, sulle sue splendide tette. Le solleticai i capezzoli e glieli strinsi in un leggero pizzico. Questo le piace molto.

Mi baciava con sempre maggiore foga; intanto aveva iniziato a segarmi, sempre attraverso i boxer, sapendo che ciò mi faceva impazzire.

Scesi a toccarle la patatina. Anche questo mi faceva impazzire, toccarle la patatina attraverso le mutandine.

Era anche quello che le avevo chiesto di farsi fare dal ragazzo e lei mi aveva accontentato. Volevo che il ragazzo provasse le stesse sensazioni che provo io toccando la patatina di Monica attraverso le mutandine, ed io mi ci immedesimai. Monica veniva toccata da lui ma ero io che la stavo toccando. Veramente sublime.

Le dissi: “Amore, guarda che se continui così non resisto molto…” e lei: “Figurati che io sto venendo adesso…” Sentii gli spasmi del suo orgasmo e parecchie contrazioni si susseguirono.

La guardai sorpreso della sua repentina venuta, dopo quelle che aveva avuto poco prima. Sorridendo e con gli occhi sfavillanti, mi disse: “Mi sento come se fossero quattro giorni che non faccio sesso…”

“Ma quello che hai fatto prima?”

E lei: “Amore, sì, mi ha fatto venire due volte, ma solo con il corpo. Io con te vengo anche con la mente. L’orgasmo lo ho sì fisico, ma con te mi parte dal centro del cervello. È questa la gigantesca differenza che ho scoperto la prima volta che abbiamo fatto l’amore tu ed io e che mi ha convinto che tu saresti stato l’uomo della mia vita. Nessuno di quelli che, lasciami passare il termine, mi sono scopata prima e, da stasera, dopo di te, mi ha fatto provare una tale sensazione. Adesso dimmi, amore, come vuoi che ti faccia venire?”

Le risposi: “Se la tua patatina questa sera non è troppo ‘usurata’, vorrei riempirtela di sperma.”

“Ci vuole ben altro per usurarla, amore…” rispose. Al che si sfilò il perizoma, spalancò le gambe e mi si impalò in un istante.

Le furono sufficienti cinque o sei delle sue potenti pompate di figa per farmi esplodere in una colossale sborrata.

Rimanemmo in piscina a nuotare e scherzare ancora per una decina di minuti, quindi uscimmo e ci asciugammo.

Rientrati in camera ci buttammo sul letto, esausti ma appagati, e ci addormentammo abbracciati.

Il giorno seguente ci svegliammo che erano quasi le sedici.

Affamati, ci vestimmo velocemente e scendemmo in giardino.

Facemmo un piccolo spuntino e trascorremmo il resto del pomeriggio in piscina.

Tornammo in camera e decidemmo di passare lì la serata, noi due soli, per recuperare la nostra intimità, per cui ordinammo la cena in camera.

Anche se non saremmo usciti, Monica volle ugualmente curare molto il suo aspetto – dice sempre che lo fa solo per me. Per stare più comoda, indossò il suo completino (top e shorts) verde mela, molto attillato e quasi trasparente. Si mise un filo di trucco e si curò i capelli.

Pochi minuti dopo che fu pronta, ci avvisarono dalla reception che il cameriere stava salendo a servirci la cena. Sentimmo bussare e lei andò ad aprire.

Non vi dico l’espressione del cameriere quando vide la bellezza di mia moglie apparirgli dietro alla porta. Monica, sorridente, lo fece entrare e lui spinse il carrello in camera, non togliendole gli occhi di dosso, con molta discrezione ma insistentemente.

Scoprì i vari vassoi e impiattò i cibi con attenta cura. Fece di tutto per rimanere il più a lungo possibile in presenza di Monica. Stappò il vino, fece l’assaggio, ne versò un po’ in un bicchiere che passò a lei che, a sua volta, lo assaggiò.

Nel frattempo, lui la squadrava da testa a piedi e, sicuramente, intravide i capezzoli e la patatina di Monica attraverso la sottile lycra del suo completino. Io fui ignorato completamente, come se fossi stato trasparente.

Finalmente, terminò tutto il rituale, ricevette da mia moglie una banconota come mancia (anche se, pensai, sarebbe già stato ricompensato dall’aver potuto mangiarsela con gli occhi per lunghi minuti) e se ne andò, augurandoci una buona serata.

Iniziammo a cenare e, ovviamente, non mi feci scappare di farle notare la cosa. Monica mi disse: “Me ne sono accorta, amore, ma ci sono abituata. Ti ha dato fastidio?”

“Ti pare che mi dia fastidio quando ti divorano con gli sguardi?” e mi sorrise.

Durante tutta la giornata, nessuno di noi due aveva fatto il minimo cenno a tutto quello che era successo la notte precedente, non perché ci fosse imbarazzo o altro, ma entrambi attendevamo di metterci tranquilli, dopo cena, e avere così tutto il tempo per raccontarci le nostre emozioni.

Terminato il pasto, versammo quel che rimaneva del vino, abbassammo le luci e ci accomodammo nel lettone.

Monica appoggiò il suo bicchiere sul comodino e venne ad accoccolarsi vicino a me.

Iniziammo a darci un po’ di baci e a farci le coccole.

Esordì lei, dicendomi: “Allora, non mi dici niente di ieri sera?”

“Anzitutto devo dirti, amore, che sono l’uomo più felice del mondo, ma questo lo sai già perché, anche nella nostra normale quotidianità, mi sento e mi fai sentire sempre al centro del tuo mondo e il primo in ogni tuo pensiero o azione. E, anche nella circostanza particolare di ieri sera, hai saputo e voluto accontentarmi, miscelando sapientemente i tuoi sentimenti con ciò che non è nelle tue corde e quanto invece avevo sognato io.”

Monica replicò: “Vedi amore, ho fatto ciò che non mi sarei mai aspettata di fare. Lo sai che non avevo bisogno di vivere una simile esperienza. Ma non ho fatto certo un sacrificio. Ho dovuto sì fare un po’ di esercizio mentale, in un brevissimo lasso di tempo, per trovare in me le motivazioni che non mi facessero sentire in una situazione così distante dalle mie aspettative ma, un po’ per il profondo amore che nutro per te, un po’ per la curiosità che mi hai solleticato, e che si era ormai instillata nella mente, ho deciso ti esserti complice, come sempre.”

“Grazie amore.” dissi commosso dalle sue parole.

“Allora, adesso che abbiamo espletato le ‘formalità sentimentali’, dimmi come hai vissuto tu la cosa, cosa hai visto, le tue emozioni…” disse lei sorridendomi.

“Andrei seguendo l’ordine degli avvenimenti, così posso esprimerti le mie emozioni nell’esatto ordine nel quale si sono succedute.”

“Va bene. Come preferisci tu, amore.” replicò, lasciando trasparire tutta la sua curiosità.

Cambiò posizione, in modo che ci guardassimo in viso, rimanendo comodi e vicini.

“Quando vi ho visti alzarvi dal divanetto, avevo ancora il dubbio se il ragazzo avesse accettato quanto gli avevi prospettato. Avrei compreso che la mia presenza, seppure in disparte, avrebbe potuto metterlo in imbarazzo. Quando ho visto che uscivate dal lounge, con te davanti e lui leggermente indietro, avevo perso le speranze, perché mi sembravate camminare ognuno per conto proprio, anche se mi chiedevo dove cavolo stessi andando in quella direzione, invece di venirmi a cercare…”

Mi interruppe: “Il ragazzo è stato molto discreto a non far notare, ai clienti rimasti e ai baristi, il fatto che ci stavamo allontanando insieme, dopo che per tutta la sera ero stata al centro della loro attenzione con te vicino a me. Non ha voluto che pensassero che fossi una puttana… L’ho molto apprezzato e gliel’ho fatto capire.”

“Infatti, la nostra scelta è caduta su una persona veramente a modo.”

“Se non fosse stato a modo, non avrei fatto niente con lui…” precisò Monica.

“Poi, quando ho visto che il ragazzo aveva accelerato il passo e che ti aveva raggiunto prendendoti la mano, il cuore ha iniziato a battermi fortissimo. Ho pensato che, invece, c’eravamo e che ciò che avevo fino ad ora fantasticato avrebbe potuto concretizzarsi. In pochi istanti, sino stato investito da una valanga di emozioni, pensieri, preoccupazione e felicità.”

“Ti guardavo da dietro, mentre camminavi, vedevo quanto eri bella e super sexy. Ti desideravo da morire, ma avevo la consapevolezza, che mi dilaniava, che per poterti riavere tra le mie braccia, avresti dovuto essere prima sua. Ti confesso che, per un istante, ho pensato di essere un grande pirla e di inventarmi qualcosa per fermarvi, ma poi sono arrivato alla conclusione che se non avessi affrontato tutte le mie emozioni e i miei sentimenti contrastanti, forse non avrei avuto il coraggio o la forza di riproporti la cosa in un altro momento, e quindi non avrei avuto sollievo alla mia curiosità, qualsiasi potessero esserne le conseguenze.”

“Ma quando sei arrivato al portico e ci hai visti lì abbracciati, mentre lo baciavo appassionatamente e lui mi toccava, ho notato che hai avuto un momento di esitazione…” disse lei.

“È vero, ma non è stato per quello che stavate facendo, bensì non mi aspettavo di trovarvi fermi lì. Anzi, essendo voi distratti e ‘in azione’, mi avete evitato l’imbarazzo di essere lì ad aprirvi la porta, mentre rimanevate fermi a guardarmi armeggiare con la chiave e, poi, con le luci della camera…”

Monica mi diede un bacio e con il suo sguardo mi fece capire che aveva pensato anche a questo, trovando il modo di risolvermi il problema. Se questa non è una grande donna…

“Dai, dimmi di quando ci hai visti entrare…” mi incalzò impaziente.

“Devo dire che, mentre mi sedevo sulla poltroncina in terrazza, nella penombra, ero molto più tranquillo. Ammetto che, comunque, vederti toccata da un altro uomo mi aveva eccitato parecchio, il che spazzò via i pensieri dubbiosi, lasciando il campo alla curiosità e all’adrenalina. I due o tre minuti, trascorsi prima che varcaste la soglia, furono interminabili: mi chiesi cosa ti stava facendo, cosa aspettavate ad entrare…”

“Mi ha dato delle grandi palpate alle tette.”

“Quando siete entrati, ho notato subito che eri tu a condurre il gioco, trascinandotelo dietro come un cagnolino, poi fermandolo e quindi strattonandolo a te, quando ti sei messa contro il muro di fronte al letto. Lo stare seduto al buio lì fuori, davanti a questa grande vetrata illuminata, mi dava l’impressione di essere al cinema o al teatro, mi sembrava quasi irreale. Poi, la connessione alla realtà l’ho ritrovata quando ho visto che gli prendevi la mano e gliela mettevi sulla tua patatina, per esaudire la mia richiesta di vederti toccata sotto la minigonna e sopra le tue mutandine…”

“Ti è piaciuto? È stato come desideravi?” Al che Monica appoggiò la sua mano sulla mia coscia.

“Certamente amore, non avresti potuto fare meglio…” Mi sorrise dolcemente. “È stato come se te la stessi toccando io. Ho ancora davanti agli occhi quando, ‘da grande zoccola’, hai allargato le gambe, per favorire il passaggio della sua mano tra le tue cosce, e quindi la sua mano che scorreva sul bianco del tuo perizoma. Vedo ancora la tua patatina fasciata che cambiava forma sotto la forza delle sue pastrugnate.”

“Altra cosa”, continuai, “che mi ha fatto impazzire sono stati i tuoi movimenti di bacino, avanti e indietro, dopo che ti ha messo le mani nelle mutandine, per aumentare lo sfregamento. Ti piaceva veramente tanto…”

“Oh sì, amore. Tant’è che, in quel momento, me ne sono venuta in un lago.”

“Brava la mia porcellina! Non l’avevo notato… È stato quando gli hai impugnato il pisello attraverso i pantaloni?”

“Eh sì…”

Monica spostò la mano sul mio pacco.

“Un guizzo di gelosia l’ho avuto quando hai iniziato a fargli il pompino, probabilmente è stato per il fatto che, per la prima volta, una parte del suo corpo entrava nel tuo, e ciò mi ha dato il saggio di una maggiore intimità tra voi due e il preambolo di quella ancora maggiore intimità che avreste avuto dopo. Oltre al fatto che ho notato che glielo hai fatto proprio bene, mettendoci un grande gusto nelle tue potenti succhiate.”

“Eh, amore, io le cose o le faccio bene, o non le faccio…”

“Giusto…”, le sorrisi con complicità.

“Quando lo hai scavalcato e ti sei messa a sessantanove, non vedevo bene il tuo viso, per cui mi sembrava di guardare un porno con attori sconosciuti…”

Monica rise, poi ne approfittò per cambiare leggermente posizione, appoggiare meglio il suo braccio alla mia gamba e poter iniziare a massaggiarmi il pacco con maggiore libertà.

“Hai visto come l’ho fatto venire?”

“Certamente. Quando gli hai detto “Devi venire? Sì, vieni tesoro, vieni…” sono stato consapevole di quello che stavo per vedere. Stavo per venire anche io, senza essermi nemmeno toccato… E mi sei sembrata perfino dolce e materna…”

“Mi ha sborrato in piena faccia!”

“Sì perché, per incitarlo, ti sei girata e non hai avuto il tempo di riprendergli in bocca il pisello! Ma, se ti fosse venuto in bocca, gliel’avresti ingoiata?”

“No, amore. Non lo conosco, non avrei preso rischi e, comunque, per me l’ingoio è un gesto che considero così intimo che non l’ho mai fatto con gli sconosciuti, a prescindere dai rischi. Qualche volta, con qualche mio ex, ma con loro ero fidanzata…”

Sentire che mi raccontava anche solo una briciola di quello che faceva con i suoi fidanzati, mi diede un sussulto al pisello. Sono avido di questi particolari della sua vita sessuale prima di conoscerci!

Monica si accorse del sussulto e concluse che era il momento di iniziare a segarmi, come faceva sempre, quando riuscivo a cavarle dettagli sul suo passato. Mi abbassò i boxer, prese dal comodino il flacone dell’olio Johnson che usiamo sempre per rendere più ‘sdrucciolevoli’ le nostre masturbazioni, se ne versò nella mano una porzione abbastanza abbondante e, velocemente, mi impugnò il cazzo, affinché l’olio non si spargesse troppo in giro.

Iniziò a segarmi lentamente, guardandomi ansiosa che riprendessi a narrarle le immagini che vidi.

Stavo godendomi il su e giù di quella fonte di grandi godute che è la sua mano, per cui non ripresi subito a raccontare. Lei, quindi, mi diede l’imbeccata: “Ti è piaciuto quando mi sono aperta in spaccata? Hai visto che faccia ha fatto quando si è voltato e mi ha vista così?”

“Amore, roba che si vede solo in rari film porno. Per me è stata una visione idilliaca per diversi motivi. A parte il fatto che quando te ne stai lì, con le gambe spalancate che di più nessuna può, offri l’immagine della più grande troia che un uomo si possa immaginare; un’altra cosa che mi ha fatto impazzire è stato ciò che, sicuramente, il ragazzo avrà pensato, oltre alla vista dell’immagine così oscena e spettacolare di quella tua posizione…”

“E cioè?”

“Cioè che, sicuramente, non può non aver pensato che quanto ha avuto la fortuna di vedere era ciò che io posso vedere sempre, quando te lo chiedo o quando tu, spontaneamente, me lo concedi. Non pensi che avrà provato una grandissima invidia nei miei confronti?”

“È vero…” rise.

“Però, ho provato un po’ di gelosia che tu gli facessi un simile regalo…”

“Non ho voluto fare un regalo a lui. L’ho fatto a te, per suscitargli i pensieri di invidia per quanto sei fortunato di ciò che hai appena descritto, e poi perché… Sai che sono esibizionista… Non volevo che gli rimanesse il ricordo di essersi scopato solamente una bellissima donna, ma che quella donna aveva doti piuttosto rare… Hai idea di cosa racconterà ai suoi amici? Ne parlerà per anni, per decenni…”

“ ‘aazzo, che modestia…” Monica rise e accelerò il ritmo della splendida sega che ne stava venendo fuori. Lo ‘sguic-sguic’ dell’olio, provocato dalla sua mano che scorreva lungo tutto il mio pisello, era musica…

“Dimmi di quando me lo ha infilato…”

“La penetrazione in sé non mi ha provocato gelosia. Beh, non nego che ero emozionato, ma l’eccitazione aveva il sopravvento in quel momento. Mi veniva in mente quello che provo io, quando ti scopo in quella posizione, ed è stupendo, senza paragoni, spaziale. Altro dettaglio che ricordo molto bene sono i movimenti di bacino che facevi, quando hai raccolto le gambe. Te lo sentivi bene il pisellone che ti pompava. Vero, porcella?”

“Altroché, amore! Mi stantuffava di brutto e io gli ho provocato un bel progresso nell’avvicinarsi alla sua sborrata che speravo arrivasse in fretta.”

“Ma poi, hai cambiato idea?”

“Sì. Visto che non accennava a venire, quella posizione incominciava ad affaticarmi, per cui ho deciso di cavalcarlo. Sai che è la mia preferita…”

“… e nella quale sei la regina dell’orgasmo. Con quella tua abilità nel controllare i muscoli vaginali… Infatti, non sono passati nemmeno due minuti che ti è esploso dentro!”

“Anche se aveva il preservativo, sentivo le sue numerose e abbondanti schizzate e me ne sono venuta anche io.”

Monica aveva accelerato notevolmente la sega. Stavo godendo così tanto, e sentivo così forte la nostra complicità nel raccontarci questi dettagli, che non avrei voluto finire mai.

Iniziò così la sequenza di battute porche che, quando giochiamo alla ‘grande porcella’, siamo soliti scambiarci e che precedono la mia inevitabile sborrata.

“Sono brava a farti sborrare, vero amore?” Mi chiese conferma di ciò di cui era certa. Ed io, volendo rafforzale ancor di più la sua convinzione, le rispondo sempre: “Sei bravissima amore. Sei la dea delle porcelle… Quanti cazzi hai fatto sborrare in questo modo, amore?”

“Tanti, veramente tanti, amore. Lo sai che grande porcella sono stata, prima di conoscerti!”

“Lo so amore che sei una grande porcella…”

“Sono diventata così brava perché mi sono scopata un sacco di pistoloni e li ho fatti sborrare tutti…”

“E mentre tu diventavi sempre più brava, i piselli schizzavano come idranti e ti riempivano di sperma all’inverosimile…”

“Si amore… Sono sempre stata strapiena di sperma… Anche in faccia, in bocca… Pensa a quanto sperma mi colava dalla patatina dopo essermi scopata tutti quei piselli…”

E così, dopo questo fitto scambio di porcaggini, venni con un’enorme spruzzata che finì dappertutto.

Monica aveva in viso l’espressione trionfale che ha sempre quando mi fa venire, consapevole e talmente orgogliosa di essere così brava a provocarmi orgasmi devastanti.

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