Serata a Kos (1° parte)
Mio marito, per la prima volta in assoluto, mi chiede una trasgressione. E io gliela concedo.
Una pietra miliare nella nostra vita di coppia!
Dopo un po’ di estati trascorse in montagna, mio marito ed io decidemmo di farci una vacanza sull’isola di Kos, in Grecia.
I primi tre giorni, avemmo un’intensa vita di mare: spiaggia, nuotate, uscite in barca e immersioni, oltre alle visite alla cittadina che ospitava il nostro albergo e ai suoi dintorni.
Con tutte queste attività, arrivavamo a sera stanchissimi, per cui, dopo cena, andavamo subito a nanna per un lungo sonno ristoratore.
Inutile dire che, in questi tre giorni, sesso zero. La mattina del quarto giorno, la mia patatina iniziava a dare segni di irrequietezza. Da quando avevo conosciuto mio marito, non era mai passato così tanto tempo senza che facessimo sesso.
Decidemmo quindi di trascorrere una giornata più tranquilla e rilassante, per arrivare a sera più riposati e, magari, passarci una seratina piccante tra noi due. Perciò, rimanemmo tutto il giorno pigramente nella piscina dell’hotel.
Con il passare delle ore, sentivo crescere sempre più forte il mio desiderio di sesso. Avevo così tanta voglia che mi ritrovai a guardare il pacco di tutti gli uomini che mi passavano davanti, cosa per me assolutamente inusuale, dato che mi interessa solo quello di mio marito.
Verso le sedici, ero in acqua a rinfrescarmi e Manuel mi raggiunse. Gli diedi appena il tempo di entrare in vasca e gli saltai al collo, lo baciai focosamente con tutta la lingua che avevo e ne approfittai per strusciarmi contro il suo pacco. La mia patatina urlava: me lo sarei scopato all’istante, anche lì, davanti a tutti, a costo di finire in galera.
Mio marito ricambiò il bacio appassionato ma mi fece calmare, rassicurandomi che, questa sera, avrei potuto dare sfogo a tutte le mie voglie.
Lo scoccare delle diciotto e il nostro rientro in camera, per iniziare a prepararci per la serata, mi diedero un certo sollievo dai miei pensieri di femmina super arrapata.
Entrati in camera, mio marito andò per primo a farsi la doccia. Quando ebbe finito, fu il mio turno.
Quella sera volevo essere bellissima, per cui mi dedicai tantissimo alla cura del mio corpo, rifinendo la depilazione della mia patatina e cospargendo la mia invidiabile pelle abbronzata di balsamo profumato, che la rendeva lucida e liscissima. Mi misi un po’ di trucco e mi pettinai accuratamente.
Nel frattempo, stavo decidendo cosa indossare. Desideravo fare impazzire mio marito, non solo per il mio look, ma anche per gli sguardi delle altre persone che avrei attirato. Manuel si eccita tantissimo quando vede che sono guardata e desiderata dagli altri.
Quindi, decisi per: minigonna, ovviamente, rossa, cortissima e aderentissima, top “seconda pelle” che esaltasse la mia scarsa terza misura, sandaletti rossi tacco dieci (non volevo strafare con quelli da dodici anche perché volevamo farci un giro in paese, quindi avremmo dovuto camminare un po’) e, dulcis in fundo, le mutandine.
Optai per un semplice perizomino bianco, in cotone elasticizzato, per vari motivi: aveva un taglio veramente sexy che fasciava perfettamente la mia patatina, e che faceva eccitare molto mio marito, il bianco risaltava alla grande, in contrasto con la mia intensa abbronzatura. Sotto la minigonna rossa, si sarebbe visto molto bene, nel caso mi fosse salita per qualche motivo e, infine, il cotone assorbiva meglio i miei umori, nel caso mi fossi eccitata, e mi sarei sicuramente eccitata quella sera!
Mio marito non assistette ai miei preparativi, essendo rimasto in terrazza a leggere. Quando fui pronta, mi presentai a lui, con mani sui fianchi e gambe in posa, pronunciando un sonoro: “Ta-dah!”
Alzò gli occhi dal libro e rimase fulminato. Modestamente, ero veramente strepitosa!
Visto che era ancora un po’ presto per la cena, mi aspettavo, e mi sarebbe piaciuto, che mi mettesse un po’ le mani addosso, ma invece volle che scendessimo subito, perché non vedeva l’ora di mettermi in mostra. Il fatto che a mio marito piaccia esibirmi mi eccita molto perché anche io sono parecchio esibizionista.
Entrammo nella hall dell’hotel e ci dirigemmo verso le piscine, perché aveva prenotato al ristorante asiatico. Per arrivarci, attraversammo un grande patio, a quell’ora affollatissimo, dove erano sistemati i buffet e gli aperitivi.
Al nostro passaggio, ebbi una marea di sguardi su di me. Praticamente, tutti i maschi mi osservavano ammirati e diversi si davano di gomito indicandomi. Molte donne mi squadravano, e un paio di loro richiamarono i rispettivi compagni con lo sguardo troppo insistente.
Mio marito era in estasi nel vedere tutte quelle reazioni. Lui ed io non siamo tipi da aperitivo, ma quella volta indugiammo a berne un paio, per rimanere più a lungo sotto gli occhi di tutta quella gente.
Terminata la cena, lasciammo l’hotel e iniziammo la passeggiata di circa due chilometri che ci avrebbe portati in paese.
Dopo pochi minuti, mi accorsi che forse avevo sbagliato a mettermi quella minigonna, così corta ed aderente in quanto, ogni cinque o sei passi, complice la mia pelle liscissima, saliva vertiginosamente, specialmente sul davanti, scoprendo il triangolino del mio pube, appena coperto dal piccolo perizoma fortunatamente non troppo trasparente, ma il suo candore risaltava come una lampadina accesa nel buio.
Lo feci notare a mio marito ma lui, occhio lungo, disse che lo aveva già notato quando eravamo ancora in albergo.
“Ma perché non mi hai detto niente?” gli chiesi.
“Indovina un po’!” replicò.
“Quanto sei porcello!” dissi con sguardo complice.
Proseguimmo la camminata e continuavo a lottare con la gonna. Arrivammo in paese, dove vedemmo un sacco di belle ragazze, la maggior parte con un abbigliamento molto provocante. Concludemmo che l’atmosfera tra i villeggianti di quel luogo era molto disinibita e le provocazioni ben tollerate, per cui mio marito mi disse di smetterla di cercare di trattenere la minigonna e di lasciarla salire finché ne aveva voglia.
Questa sua affermazione fece risvegliare la mia indole esibizionista e pensai: “Ma sì, che vedano e pensino quello che vogliono… Se va bene a lui…”
Facemmo un giro per il paese, ma c’era veramente troppa confusione. Non riuscimmo a trovare un locale tranquillo con una atmosfera rilassata, per poterci coccolare su qualche divanetto con un po’ di musica soft, per cui decidemmo di tornare in hotel, dove sembrava che il lounge, a fianco di una delle piscine, potesse invece fare al caso nostro.
Non ci eravamo sbagliati. L’atmosfera del lounge-bar era splendida: l’ambiente, come dal resto tutto l’hotel, era moderno e raffinato.
C’erano zone maggiormente illuminate ed altre con luce più soft, candele accese su tutti i tavolini e musica soffusa veramente giusta. C’era una piccola pista da ballo con un po’ di gente ma non accalcata, non c’erano schiamazzi o casino, come invece in tutti i locali in paese.
Ci accomodammo su un divanetto in una zona non troppo defilata, ma neanche troppo vicino al bar, dove c’era un po’ più di gente.
Manuel mi chiese cosa preferivo bere e si diresse verso il bar, io mi sedetti sul divanetto.
Subito mi accorsi che aveva una seduta piuttosto “sprofondata”. In quella posizione, la minigonna era salita a livelli scandalosi: ero completamente scosciata fino alle chiappe e, se cercavo di coprirmi il culo, si scopriva la patatina, e nemmeno accavallare le gambe salvava la situazione, anzi…
Quando mio marito tornò con i drinks, non poté non notare il mio scosciamento. Gli brillarono gli occhi e si aprì in un ampio sorriso. Si sedette accanto a me, mi passò il bicchiere ed iniziammo a conversare amabilmente e a darci qualche bacio.
Percepivo la tensione sessuale che la vista delle mie gambe e del triangolino scoperto delle mie mutandine gli provocava. Non mi fu necessario che mi dicesse che aveva una gran voglia di toccarmi ed infilarmi la mano tra le cosce. Lo capivo perché, molto discretamente, mi accarezzava il lato della gamba che stava tra lui e me con il dorso della mano, per non farsi notare troppo dalle persone sedute vicino a noi o che passavano.
Trascorse circa un’ora e la nostra voglia di sesso crebbe esponenzialmente.
Avevo ancora sete e mio marito tornò al bar a fare rifornimenti. Il bar era ancora piuttosto affollato, per cui non tornò subito. Nel frattempo, un paio di giovanotti si sedettero nel divanetto di fronte al nostro. Due bei ragazzi eleganti ed educati, tant’è vero che, prima di accomodarsi, mi salutarono e mi chiesero se avessi gradito se si fossero messi lì di fronte. Ovviamente, ricambiai il saluto e acconsentii.
I due continuarono a parlare tra di loro, ignorandomi completamente, ma notai che uno, ogni tanto, mi lanciava qualche occhiata alle gambe, come dal resto tutti gli uomini (e qualche donna) che passavano nei pressi del nostro divanetto.
Finalmente, Manuel tornò e, mentre si sedeva, sopra pensiero cambiai posizione, per essere rivolta verso di lui. Nel movimento, non feci troppo caso alle mie gambe e, inavvertitamente, le aprii un po’ troppo, togliendo ogni barriera tra la mia patatina e gli sguardi dei due ragazzi che, accidenti, proprio in quel momento, si erano presi una pausa dalla loro fitta conversazione per sorseggiare i loro cocktail ed erano voltati verso di me.
Cercai di dissimulare il mio imbarazzo sorridendo loro, certa che avessero visto tutto. Risposero alzando i bicchieri in segno di salute e continuarono a conversare.
Mio marito aveva osservato tutta la scena e godeva come un riccio.
Con il passare del tempo, il lounge si era parzialmente svuotato per cui, approfittando della maggiore tranquillità, Manuel si fece più audace e aumentò la frequenza dei suoi assalti, baciandomi appassionatamente sul collo e facendo scivolare, molto discretamente, la sua mano sulle mie cosce e, talvolta, anche sulle tette.
Uno dei due ragazzi si era alzato, l’altro rimase seduto di fronte a noi trafficando con il cellulare, anche se ogni tanto, anche lui, molto discretamente, dava qualche sguardo alle manovre delle mani di mio marito.
Io, sia perché ero infoiatissima, sia perché la poca gente rimasta era piuttosto lontana dal nostro divanetto, lo lasciavo fare e giocavo al “vedo-non vedo”, schiudendo le gambe per mostrargli, e velocemente nascondergli, la mia patatina inguainata dal candido perizomino.
Ma non era ancora il momento di andare in camera a sfogare i nostri ardori. Il gioco mi intrigava e volevo portare mio marito a livelli di arrapamento inconsueti.
Avevo ancora sete e lui tornò ancora al bar.
Si era appena allontanato, quando il ragazzo seduto di fronte si alzò e mi salutò ancora. Pensavo stesse andando via, invece venne a sedersi vicino a me e si presentò, dandomi la mano. Era greco, non parlava bene l’inglese, ma capii che mi stava facendo molti complimenti, mi chiese di dove eravamo e via dicendo.
Tra una parola e l’altra, vidi che Manuel, pur avendo già preso i drink al bar, era rimasto ad osservare in lontananza. Quando vide che mi ero accorta di lui, si mosse e tornò al divanetto.
Nel frattempo, il ragazzo, vedendolo avvicinarsi, si alzò, mi salutò e aspettò educatamente che mio marito fosse più vicino per salutare anche lui (non avevamo niente da nascondere), quindi tornò a sedersi al suo posto e continuò a trafficare col cellulare.
“Un ammiratore? Hai fatto conquiste?” chiese sorridendomi.
“Niente di ché, le solite domande… Ma è stato molto educato e gentile.”
Dopo un paio di sorsi, riprendemmo le nostre piccole effusioni. Si stava avvicinando il momento di ritirarci in camera, quando mio marito iniziò a farmi qualche domanda birichina: “Dimmi un po’, per farmi capire meglio i tuoi gusti: ma se tu fossi stata single, il tipo te lo saresti fatto?”
“Ma cosa dici?” mi schernii.
“Ma… Non lo trovi almeno carino?”
“Beh, è un bel ragazzo, con un fisico atletico, sicuramente galante e ben educato…” risposi, non potendo negare queste evidenze.
“E quindi, tu, single in vacanza e molto arrapata, non ci avresti fatto un pensierino?”
“Beh, se devo proprio essere sincera… Non giudicarmi male ma… Sì, ci avrei fatto anche più di un pensierino…”
“Ma… Se, per un momento, ti dicessi di far finta di essere single?”
“Dove vuoi andare a parare, amore? Guarda che credo di capire… Vorresti forse che una delle tue fantasie che mi racconti quando ti sego si realizzasse?”
“Brava, amore. Vedi come ci capiamo al volo… Poi, devi ammettere che non mi hai mai detto un secco no… Io ti dico sempre: magari un giorno… In una situazione particolare… In vacanza… Non ti sembra che questo potrebbe essere il momento giusto?”
Lo guardai un po’ persa, perché il ragazzo mi piaceva, ma avevo anche molti “contro”: in 11 anni di matrimonio, non ero mai andata con un altro uomo, sono innamoratissima di mio marito e non ho mai desiderato altro che lui. Avevo paura di ferirlo, avevo paura che, passato l’arrapamento del momento, avrebbe potuto essere geloso o soffrire per quello che avrebbe visto…”
Lui mi lesse nella mente, come al solito, e mi rassicurò su tutto, facendomi anche una vera e propria dichiarazione d’amore.
“Allora amore, sono riuscito a farti cambiare idea? Ti va di fare qualcosa di veramente trasgressivo, per una volta?”
Per lunghi attimi, lo guardai ancora in silenzio. Avevo ancora paura di dire quell’ “Ok” ma, alla fine, cedetti: “Ok, amore. Ma…”
“Ma?”
Assunsi un tono serio e deciso che non avevo mai usato con il mio amore: “Devi promettermi solennemente che mai, in futuro, dico mai, mi rinfaccerai questa cosa o la userai in qualsiasi modo contro di me. Al primo cenno da parte tua di una cosa del genere, ti lascerò per sempre. Siamo intesi? Guarda che ora sono serissima e non sto giocando!”
“Te lo giuro, amore.” replicò.
“Ultima precisazione: voglio che mi rassicuri che posso sentirmi totalmente libera di fare ciò che più mi sento e di cui ho più voglia, proprio come se fossi sola, ma voglio che tu sia sempre presente, che non mi dia suggerimenti o mi ponga delle limitazioni. Se desideri vedermi fare qualcosa che ti ecciterebbe, dimmelo ora e cercherò il modo di accontentarti.”
Mi giurò nuovamente che accettava incondizionatamente tutto, mi manifestò tutto il suo amore e mi baciò appassionatamente. Bacio che ricambiai e, infine, lo guardai con occhi pieni di amore e di passione.
“Ok” dissi, “ora possiamo giocare. Come pensi di procedere?”
Rispose: “Direi che ora mi alzo, vado verso il bar e sparisco dalla sua vista. Vediamo se torna lui alla carica o, se non lo facesse, prova tu a stuzzicarlo.”
“Ok. Ma, ammesso che lui ci stia, dove vorresti che accadesse la cosa?”
“Io direi nella nostra camera. Giochiamo in casa. In camera sarai più libera. Non sarebbe male in spiaggia, ma potrebbe essere più scomodo e meno riservato… Con lui, devi comunque essere chiara che tuo marito sarà presente. Poi, quando vi incamminerete verso la camera, io vi seguirò e vi aprirò la porta.”
“Perfetto. A proposito: hai qualche fantasia specifica che vorresti si concretizzasse, a parte vedermi scopare con un altro?”
“Se per te va bene… Mi piacerebbe che ti facessi toccare un po’ a lungo, mentre sei ancora vestita in modo così spettacolare…”
“Ok, amore.” conclusi guardandolo con aria rassicurante.
Manuel si alzò e fece quanto aveva pianificato. Inutile dire che il ragazzo, che non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso, dopo qualche minuto di assenza di mio marito, tornò a sedersi vicino a me e riattaccò bottone.
La cosa che subito mi divertì, e che mi fece sentire anche un pochino perfida, fu il fatto che il ragazzo stava giocandosi tutte le sue carte migliori per conquistarmi, inconsapevole che tutti i suoi sforzi, per cercare di fare colpo su di me e di piacermi, erano perfettamente inutili, in quanto il suo destino di alfiere era già stato scritto dal Re e dalla Regina.
Comunque, stetti al gioco, fingendomi preda. Dopo un po’ di conversazione, riprese a coprirmi di complimenti, al che gli lasciai intendere che aveva fatto breccia e che poteva sperare.
Per lui inaspettatamente, gli presi la mano e gliela appoggiai sulla mia coscia, abbastanza in alto affinché fosse sicuro delle mie intenzioni, ma non troppo in alto, per non sembrare troppo disponibile.
Rimase piuttosto sorpreso e, dopo qualche attimo, durante il quale rimase muto ed immobile, assaggiando finalmente la mia pelle vellutata, un po’ allarmato, mi chiese di mio marito.
Qui si decideva l’esito del nostro piano, perché tutto dipendeva se il ragazzo avrebbe accettato la sua presenza.
Fui subito chiara, dicendogli che, se avesse voluto fare qualcosa con me, la presenza di mio marito, senza che partecipasse, era imprescindibile. Altrimenti, ci saremmo salutati cordialmente in quello stesso istante. Fui molto perentoria.
Il ragazzo rifletté un attimo e mi disse: “È una cosa che non mi è mai capitata. Non so se ci riuscirò, perché temo l’emozione della novità, ma il desiderio di fare l’amore con una bellezza sconvolgente come la tua è più forte di qualsiasi altra cosa.”
“Bene!” gli dissi. “Cosa ne diresti se andiamo, allora?”
Ci alzammo dal divanetto, mi riassettai la minigonna e uscimmo dal lounge. Apprezzai molto il fatto che attese che ci fossimo allontanati dal bar per prendermi per mano. Lo guardai con dolcezza, facendogli capire che avevo colto e apprezzato la sua discrezione.
Camminammo per il vialetto che conduceva verso l’edificio dove era situata la nostra camera. Percepivo la presenza di Manuel che ci seguiva un po’ indietro. Il cuore mi batteva forte, ma non volevo farmi sopraffare da pensieri o dubbi.
Pensai invece a mio marito, a quanto poteva essere eccitato dal vedermi per mano ad uno sconosciuto e a cosa stava osservando di me: le mie gambe, lunghe e perfette, e il mio culetto guizzante e sodo che accompagnava il loro movimento. Mi eccitai di brutto, immaginando quanto si stava arrapando il mio amore.
La nostra camera aveva il giardinetto e la terrazza privati che davano verso le piscine, pertanto l’ingresso era sul retro della costruzione, al quale si accedeva tramite un piccolo portico piuttosto imboscato.
Voltammo l’angolo e fummo sotto il portico, a tre o quattro metri dalla porta della nostra camera. Qui, sparimmo dalla vista di mio marito.
Calcolai che, data la distanza alla quale si trovava, gli sarebbero stati necessari trenta o quaranta secondi per raggiungerci. In quel lasso di tempo, mi fermai di colpo, mi appoggiai al muro, detti uno strattone al ragazzo, me lo incollai addosso e iniziai a baciarlo appassionatamente, mettendoci un bel po’ di lingua.
Nel mentre, mi immaginavo mio marito che si sarebbe trovato davanti a quella scena. A renderla ancora più interessante ci si mise anche il ragazzo, che non perse tempo e piantò le mani sulle mie tette, palpandomele furiosamente.
Sentii i passi di Manuel, ormai prossimo a voltare l’angolo e, dopo qualche istante, con la coda dell’occhio lo vidi apparire. Feci come se non esistesse, come avevamo concordato, continuando le mie effusioni col ragazzo. Secondo i nostri patti, era come se fossi single: non avevo nulla da nascondere a nessuno, tanto meno a lui.
Quando ci vide, ebbe una piccola esitazione nel passo ma, molto rispettoso del nostro accordo, ci passò oltre, aprì la porta della camera ed entrò.
Continuai a baciare il ragazzo ancora per due o tre minuti, per dar modo a mio marito di “preparare il campo”. Infatti, quando entrammo, trovammo le luci regolate al minimo che davano un’atmosfera più intima.
Manuel si era seduto su una poltroncina in terrazza, rimanendo in ombra per farmi percepire il meno possibile la sua presenza. Proprio come gli avevo chiesto, amore mio!
Prima che l’impeto del ragazzo si scatenasse spogliandomi, volevo esaudire la fantasia di mio marito, per cui mi appoggiai al muro di fronte al letto, trascinai di nuovo il ragazzo contro di me, gli presi la mano destra e gliela piazzai direttamente sulla mia patatina.
Non indugiò un istante e prese a masturbarmi sopra il perizoma. La minigonna, nel frattempo, si alzava e penso proprio che quella fosse l’immagine nella fantasia di mio marito.
Dimostrai al ragazzo il mio gradimento, favorendo il passaggio della sua mano, scostando le gambe e sperando che continuasse ancora per un po’, sia per appagare il più possibile mio marito, sia perché la cosa stava eccitando molto anche me.
Il ragazzo, poi, spostò la mano più in alto, per insinuarla dentro le mie mutandine. Lo lasciai continuare: da lì iniziava la mia libertà di fare ciò che più volevo, come avevamo concordato con mio marito.
Era abile a masturbare una donna. Io ero infoiatissima e muovevo avanti e indietro il bacino, in modo da aumentare l’effetto dello sfregamento della mia passerina contro la sua mano.
La tensione sessuale che avevo accumulato, in quasi quattro giorni di astinenza, non mi permise di resistere a lungo. Allungai la mano verso il suo pisello che strinsi con forza, attraverso i pantaloni.
Inevitabilmente, ciò aumentò la mia eccitazione e giunsi così ad un intenso orgasmo liberatorio. Sentivo la sua mano sgusciare sulla mia patatina, intrisa del mio miele di femmina.
Tolse la mano, mi abbracciò forte e continuammo a limonare, mentre ci spogliavamo a vicenda.
Rimasi solo con i miei sandaletti. Il ragazzo era sicuro di sé, ma non eccessivamente impetuoso, come piace a me.
Rimasti nudi, lo spinsi verso il lettone e lo feci coricare. Mi accovacciai tra le sue gambe, gli presi il pisellone con la mano destra e presi a segarlo dolcemente, mentre, con la sinistra, gli accarezzavo le palle.
Avvicinai le labbra alla cappella e iniziai un lento pompino. Non risparmiai nulla delle mie abilità orali. Ormai ero lanciata e mi ero completamente dimenticata che avevo mio marito a poca distanza, silenzioso ed invisibile spettatore della mia porcaggine.
Avevo voglia di riprendere a godere anch’io, per cui interruppi la succhiata, salii meglio sul letto, mi voltai verso i suoi piedi, lo scavalcai e mi abbassai, fino a quando la mia patatina fu a portata della sua bocca. Iniziò a leccarmela abilmente, mentre io ripresi il succoso pompino.
Continuammo per un po’ il sessantanove, fino a quando il ragazzo disse: “Cuming… Cuming…” ed io, voltandomi verso di lui: “Devi venire?” Lui: “Cuming…”. “Sì, vieni tesoro, vieni!” lo incitai.
Ebbi solo qualche istante per accelerare il ritmo della sega, ma non il tempo di riprenderlo in bocca, per cui ricevetti l’abbondante spruzzata in pieno viso.
Il suo sperma era denso e profumato. Lo segai ancora un pochino, dandogli qualche slinguata alla cappella. Mi tolsi dal sessantanove, mi voltai e andai a dargli qualche bacetto con le labbra ancora impastate del suo seme.
Mi pulii con alcuni fazzolettini che tenevo sul comodino. Mi sdraiai al suo fianco, ripulii anche lui e iniziai a segarlo per farglielo tornare duro. Ora avevo voglia di scopare.
Lo invitai ad andare a recuperare un preservativo nei suoi pantaloni, rimasti ai piedi del lettone.
Mentre era in piedi dandomi le spalle, trafficando con i suoi indumenti, gli osservavo il culo muscoloso.
Mi balenò il pensiero di mio marito. Mi ero dimenticata che stesse osservando tutto, ma ormai avevo messo da parte ogni dubbio o riserva su questa anomala situazione. Mi voltai verso la terrazza e gli mandai un po’ di bacini, sorridendogli. Nell’ombra, intravidi che li ricambiava.
Ero sdraiata al centro del letto, attendendo che il ragazzo, che mi dava ancora le spalle, finisse di infilarsi il preservativo.
Decisi di fargli un regalo che fa impazzire anche mio marito.
Forte dell’allenamento di ballerina professionista, decisi che, quando il ragazzo si fosse voltato, mi avrebbe trovata in totale spaccata.
Divaricai le gambe e, dopo qualche secondo, le avevo spalancate a centoottanta gradi, e forse oltre.
I miei piedi toccavano il materasso e la mia patatina era sbocciata come una rosa rivolta verso il soffitto.
Il mio corpo e le gambe formavano una perfetta “T” rovesciata.
Mi voltai verso Manuel: penso che, in quell’istante, stesse invidiando molto il ragazzo, sapendo quali sensazioni lo stessero aspettando.
Per inciso, quando sono in spaccata, la patatina è completamente aperta e sembra larghissima, in quanto, esternamente, la tensione dei muscoli e della pelle tirata allontana le grandi labbra ma, internamente, in opposizione alla tensione muscolare esterna, i muscoli si comprimono, scaricando la loro forza sulle pareti della vagina che, così, si restringe molto. La sensazione, per l’uomo che ha la fortuna di scoparmi, è quasi come quella di penetrare una vergine.
Il ragazzo si voltò e rimase a bocca aperta. Quanto devo essergli sembrata troia in quella posizione!
Stette parecchio ad osservarmi impugnando il suo pisello, al punto che dovetti fargli un cenno di invito a venirmi sopra. Non se lo fece ripetere e, con calma, si inginocchiò sul letto, avvicinò il pisello al mio fiore, lo puntò e, delicatamente, entrò in me.
Per favorirlo, rilassai i muscoli vaginali e mi sentivo riempire piano piano. Che sensazione meravigliosa sentirsi riempire di cazzo!
Quando fu completamente dentro, iniziò a scoparmi dolcemente, facendomelo sentire molto bene. Lasciai che si gustasse la spaccata per qualche minuto, quindi raccolsi le gambe, in modo che le mie ginocchia arrivassero all’altezza delle mie spalle.
Il ragazzo aumentò il ritmo dei colpi e io lo assecondavo, alternando spinte verticali con movimenti rotatori del bacino. Intanto, mi baciava e mi sorrideva.
Era al settimo cielo e anche io ero felice di aver soddisfatto il desiderio di mio marito. Ma ora volevo riprendere il controllo della scopata, per cui gli feci capire che doveva voltarsi, per farmi mettere sopra di lui.
Riuscimmo a cambiare posizione senza interrompere la penetrazione. Ora ero nella mia posizione preferita, a cavalcioni sul maschio, così potevo avere il totale controllo del ritmo e dei movimenti.
Ero vicina all’orgasmo e desideravo che venissimo insieme, per cui, oltre ad aumentare la velocità della cavalcata, iniziai a contrarre e rilasciare i miei muscoli vaginali, alternando l’azione tra quelli superiori e quelli inferiori.
Mio marito, quando gli faccio questo giochino, mi dice che è come se lo stessi scopando e gli stessi facendo un pompino contemporaneamente. Ne sono pienamente consapevole. Con questo trattamento, il ragazzo non avrebbe resistito a lungo e, infatti, dopo in paio di minuti, vidi il suo viso cambiare espressione.
“Ci siamo. Fatti una bella sborrata che vengo insieme a te!” pensai. Gli diedi gli ultimi colpi di grazia e lo sentii esplodere dentro di me.
Nonostante il preservativo, riuscivo a distinguere chiaramente le schizzate di sperma che percorrevano la sua asta e si espandevano nel serbatoio del condom.
Venni anche io ma in maniera contenuta, visto che il grosso della tensione sessuale l’avevo già sfogata durante il primo orgasmo. Poi, volevo risparmiarmi un po’ anche per mio marito, che volevo soddisfare alla grande da lì a poco.
Diedi ancora qualche spinta al pisello del ragazzo, per essere sicura che avesse goduto completamente. Mi abbassai verso il suo viso e lo baciai dolcemente.
Mi scavallai e lo invitai a darsi una rinfrescata in bagno. Si alzò dal letto, prese i suoi indumenti e ci andò.
Io mi sdraiai sul letto. Guardavo il soffitto e la mia mente volava. Provavo ancora più amore per il mio dolce marito che rimase ancora in terrazza, attendendo che il ragazzo se ne andasse.
Ora, la complicità con mio marito era assurta ad un livello ancora più profondo. Non solo era stato capace, nel modo più dolce e delicato possibile, di fare in modo che soddisfacessi una sua fantasia, ma mi aveva dato la possibilità di vivere un diversivo di cui, forse, non ne percepivo consciamente il bisogno, ma che ci avrebbe sicuramente uniti ancora di più.
Dopo qualche minuto il ragazzo uscì dal bagno, lavato e vestito. Mi guardò con il viso di un ragazzo innamorato. Gli diedi una carezza sulla guancia, un bacetto sulle labbra, lo guardai con dolcezza, poi uscì.
Mi diressi, nuda, ma con ancora i sandaletti ai piedi, verso la terrazza, dove Manuel era rimasto seduto sulla poltroncina. Era in controluce e non gli vedevo il viso. Il cuore iniziò a battermi forte perché, non vedendolo in faccia, non avevo idea di quali emozioni lo stessero attraversando.
Ciò che provò e che successe dopo sarà lui stesso a narrarlo, nella seconda parte di questo racconto di vita veramente vissuta.
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