Il maestro di sci

Il maestro di sci

Ed eccoci qui, in viaggio verso le nostre amate montagne, dove trascorreremo una meritata vacanza sugli sci.

Monica è eccitatissima e, per tutte le tre ore di tragitto, fa piani su come trascorrerà questa settimana.

“Sai, amore. Mi piacerebbe prendere qualche lezione, in modo da poter affinare la mia tecnica e cercare di vincere la paura delle discese ripide e delle curve in velocità.”

“Andrebbe tutto a tuo vantaggio, amore. Anche perché, dopo due anni che non metti gli sci, sicuramente sarai un po’ legata e un buon maestro sarebbe anche uno stimolo psicologico.”

“Sono d’accordo. Domani mattina vado alla pista di fondo e prendo informazioni.”

Arriviamo al nostro albergo nel primo pomeriggio. Una volta scaricati i bagagli, Monica si dedica, come sua abitudine, a disfarli e a riporre con meticolosa precisione tutti gli abiti e la biancheria, mentre io mi preoccupo di portare le attrezzature da sci nello ski-box dell’albergo.

Terminate queste operazioni, ci resta qualche ora, prima dell’orario di cena. Ci cambiamo e decidiamo di farci una passeggiata nel centro della cittadina sciistica.

Guardiamo qualche vetrina di abbigliamento, dove vedo alcuni completini sportivi molto sexy che decido di regalare a Monica.

Con il suo fisico strepitoso, non c’è capo che non la vesta alla perfezione, così scegliamo un paio di tute da sci super aderenti e qualche fuseaux da indossare per le passeggiate o nel dopo sci.

Quando usciamo dal negozio, sono davvero eccitato e non vedo l’ora che Monica sfoggi qualcuno dei nuovi acquisti.

Rientrati in albergo, andiamo a cena e passiamo il resto della serata nell’ampio salone, davanti al camino, sorseggiando qualche liquore di produzione locale e facendo progetti per i giorni successivi.

L’indomani, dopo un’abbondante quanto deliziosa colazione, ci prepariamo per la giornata di sci. Io acquisto on-line lo ski-pass, mentre Monica si veste per la sua prima uscita sulla neve indossando uno dei completini acquistati il giorno prima.

La tutina bianca e arancione è molto sexy e disegna perfettamente il suo fisico, evidenziando il culo veramente invidiabile. Non glielo faccio notare, ma anche sul davanti la sua anatomia femminile è esaltata dall’aderenza del tessuto, tant’è che la forma del suo pube è nettamente delineata.

Se non fosse che Monica è tutta concentrata sulla sua preparazione e sulla giornata che l’aspetta, le salterei addosso all’istante.

Metto da parte i pensieri lussuriosi. La aiuto a caricare l’attrezzatura sulla Jeep e le spiego la strada per raggiungere la pista di fondo, situata ad una decina di chilometri di distanza. Ci salutiamo e io mi avvio alla partenza della seggiovia, situata proprio a fianco dell’albergo, che mi porterà nel cuore delle piste della Vialattea.

Dopo circa un’ora e mezza, ricevo la sua telefonata. Con voce squillante, mi dice: “Ciao amore! Tutto bene. Sono andata alla Scuola Sci e ho prenotato le prime ore di lezione. La segretaria mi ha detto che il maestro è stato un campione di sci di fondo. Inizio tra mezz’ora. Nel frattempo, mi sono fatta un paio di anelli per riscaldarmi. Pensavo che avrei avuto maggiore difficoltà a riprendere dopo tutto questo tempo, invece me la sono cavata bene. A proposito: la mia nuova tutina sta riscuotendo un successo strepitoso. Sai quanti mi hanno fatto i complimenti? Alcuni sciatori, quando mi sono passati a fianco, mi hanno perfino fischiato. Per non parlare dei due tipi che mi hanno chiesto se questa sera ero libera…”

Ascoltando queste sue parole, sono veramente felice nel sentirla così gasata. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento a quando avrà terminato la lezione che ha prenotato.

Nella chiamata successiva, il tono di Monica è completamente diverso: “Ciao amore. Sono incazzata nera. Il maestro è uno stronzo. Mi ha trattata malissimo e mi ha sgridata diverse volte. Mi ha detto che la mia impostazione è sbagliata e che la mia tecnica è tutta da rifare. Ho provato a dirgli che sono autodidatta, ma si è incazzato ancora di più. Mi scoccia perché stamattina ho prenotato e pagato anche due ore per domani.”

“Beh, amore, non demoralizzarti. Ti ho detto che la gente del posto non ha sempre un bel carattere e molti sono piuttosto burberi. Quando torniamo in albergo, mi spieghi bene cosa ti ha detto. Ok?”

“Va bene, amore. Cavolo, ero così felice questa mattina e adesso sono demoralizzata.”

“Stai serena, amore. Più tardi mi racconti tutto.”

Arrivo in albergo poco prima delle diciassette. Trovo Monica nella sala del camino, anche lei rientrata da poco, che sta armeggiando con il cellulare. Ci diamo un bacio e mi chiede come è andata la mia giornata. Le racconto un po’ di percorsi che ho fatto, ordiniamo due tè caldi e poi mi faccio raccontare di lei.

Mi ripete quanto le ha detto il maestro e del suo atteggiamento burbero e scostante. Cerco di rincuorarla, spiegandole che anch’io, in gioventù, ho avuto maestri di sci locali che avevano un carattere impossibile, ma, alla lunga, si sono rivelati i migliori in assoluto, essendo stati capaci, con le loro parole spesso dure e sprezzanti, di accendere il mio orgoglio e tirare fuori il meglio di me stesso.”

“Mah, speriamo in bene, amore. Domani vediamo, altrimenti cambio maestro.” mi risponde un po’ sconsolata.

“Te lo ripeto, amore. Se è stato un campione mondiale, saprà il fatto suo. Tu cerca di avere un atteggiamento accomodante ed evita le contrapposizioni. Piuttosto, tira fuori tutta la tua dolcezza e qualche dote civettuola. Sono sicuro che lo saprai ammorbidire.”

“Speriamo, amore. Vorrei farmi le lezioni serenamente e godermi la vacanza.” conclude.

Terminiamo le nostre bevande, saliamo in camera, facciamo la doccia e ci prepariamo per la cena.

La mattina seguente, stesso rituale del giorno prima. La giornata è splendida ma fa molto freddo. Prima di salutarci, raccomando a Monica di fare attenzione al ghiaccio sulla strada.

Non ricevo sue chiamate fino al primo pomeriggio, per cui penso che sia andato tutto bene, ma mi sbagliavo: “Ciao amore…”

“Ciao, amore. Ma che voce hai?”

“Guarda, sto per mettermi a piangere… Un disastro…”

“Dimmi, dove sei e cosa cavolo ti è successo?”

“Sono in albergo. Dopo nemmeno un’ora di lezione, sono caduta rovinosamente a causa di una lastra di ghiaccio che non ho visto.”

“Ti sei fatta male?” le chiedo preoccupato.

“Ho preso una culata micidiale, un colpo alla scapola e mi sono storta una caviglia. Ho rotto un attacco dello sci e piegato un bastoncino…”

“Cavolo, amore. Mi dispiace. Ma adesso come stai? Vuoi che torni subito in albergo?”

“No, dai. Sto abbastanza bene. Goditi pure il resto della giornata, più tardi ti racconto nel dettaglio.”

“Ok, amore, come vuoi. Allora, a dopo. Baci.”

“Ciao, amore. A dopo. Ti amo.”

Ovviamente, dopo aver ricevuto queste notizie, non riesco a continuare la mia sciata in modo spensierato, così rientro in albergo un po’ prima, rispetto al mio orario abituale.

Monica è in camera, legge sdraiata prona sul letto, indossa solamente una leggera canottiera e le mutandine. Noto la caviglia sinistra fasciata. La bacio e lei mi aggiorna subito con i dettagli delle sue disavventure: “Per fortuna mi è successo mentre ero con il maestro, perché quella zona è completamente isolata e non passa quasi nessuno. A botta calda, pensavo di essermi rotta qualcosa. Non riuscivo nemmeno a stare in piedi, tant’è che, constatata la situazione, Aurelio ha deciso di riportarmi a valle lui stesso. Mi ha presa in braccio e abbiamo fatto tre chilometri così, fino al campetto della scuola. Poi mi ha caricata sulla sua macchina e mi ha portata all’ambulatorio medico.

Abbiamo aspettato una mezz’ora, in quanto c’era un altro sciatore mezzo massacrato. Poi, quando è stato il mio turno, mi ha accompagnata dentro. È stato carinissimo: ha atteso tutto il tempo che il medico e la sua assistente mi visitassero e mi mettessero la fasciatura alla caviglia. Per fortuna, non è rotta e adesso riesco a camminarci quasi senza problemi. Il dottore mi ha detto che domani devo stare a riposo, però guarda che gibollo ho sul culo…”

Al che, Monica mi mostra il livido sulla chiappa sinistra.

“Scusa, amore. Mi hai detto che il dottore ti ha visitata?”

“Sì. Ho dovuto togliermi completamente la tutina da sci e sono rimasta solo con le micro mutandine che indossavo. Faceva un freddo nell’ambulatorio… Poi, avresti dovuto vedere che faccia ha fatto quell’arpia dell’infermiera, quando sono stata nuda… Invece, il dottore è stato gentilissimo.”

“E te credo!” penso tra me e me, “Lei bellissima e completamente nuda, in presenza di due uomini. Sfido che l’infermiera fosse incazzata. Fa parte della naturale competizione tra donne. Per non parlare del maestro di sci, che si è gustato la nudità di Monica per tutto il tempo della visita.”

“Usciti dall’ambulatorio, Aurelio mi ha accompagnata alla mia macchina e si è accertato che riuscissi a guidare. Fortunatamente è la sinistra, quindi non ho avuto problemi con il cambio automatico. Si è premurato di prendermi gli sci e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui a farmeli riparare e a trovarmi un paio di bastoncini nuovi. Domani sera, dopo cena, mi porta tutto. Tanto, domani non scio. Passerò la giornata nella SPA.”

Poi aggiunge, con la sua vocina maliziosa: “Però, se mi dai qualche bacetto sul livido, magari guarisce prima…”

Ho capito dove vuole andare a parare, così mi spoglio, rimanendo solo con i boxer, mi sdraio accanto a lei e inizio a baciarle la chiappa danneggiata. Intanto le massaggio anche l’altra.

Lei si è completamente rilassata, tiene gli occhi chiusi e il viso appoggiato al cuscino. Proseguo per qualche minuto, poi mi dice: “Se vuoi, puoi darmi qualche bacetto anche tutt’intorno alla bua.”

Inarca la schiena e solleva il culo. Immagino facilmente dove vuole che la baci, così mi sposto dietro a lei, le sfilo le mutandine e immergo il mio volto tra i suoi glutei.

Vengo subito inebriato dal suo profumo di femmina. Inizio a impartirle lente ma decise leccate, prima al buchino posteriore, poi alla patatina che impiega pochi attimi a sbocciare completamente.

Percepisco il suo respiro che si è fatto più profondo e frequente. Continuo, insistendo sul suo clitoride ma non risparmiando di penetrarle la vagina con la lingua.

Monica inizia a tremare dal piacere. La sto portando velocemente all’orgasmo.

Basta ancora qualche minuto, poi sento: “Ohh, amore. Vengo.” soffocato dalla sua bocca appoggiata sul cuscino. Il ventre di Monica sussulta, poi la sua squirtata mi investe in pieno viso, tant’è che una parte mi arriva in bocca.

Rallento le leccate e le interrompo poco dopo, attendendo che i suoi spasmi si facciano meno intensi. Infine, mi sdraio accanto a lei e le accarezzo la schiena

Le ci vuole un po’ per riprendersi, quindi sposta il suo viso sopra il mio e prende a baciarmi appassionatamente.

Senza dire nulla, mi abbassa i boxer, mi impugna il pisello e si cala sopra con la bocca spalancata.

Quando ritiene di averlo dentro abbastanza, serra le labbra e inizia a frullare vorticosamente la lingua attorno al glande.

Prosegue per un po’, poi cambia tecnica e inizia una serie di potenti pompate e risucchi micidiali.

Rincara la dose, guardandomi dritto negli occhi, con quel suo sguardo che sembra voler dire: “Guarda quanto è troia la tua donna. Come fai a resistere ancora, prima di riempirmi la bocca di crema?”

Al che non mi trattengo più e, senza avvisarla, sparo una sborrata colossale. Monica non fa una piega, continua il suo gioco di sguardi e ingoia completamente il carico che le sta riempiendo la bocca.

Mi fa svuotare per bene, poi, con le labbra impiastrate di seme, viene a baciarmi sulla bocca, suggellando ancora una volta la nostra totale complicità.

Ripresomi dall’orgasmo, andiamo insieme a farci la doccia e ci prepariamo per la cena.

La serata è breve perché, stanchi e con i sensi appagati, andiamo a dormire molto presto.

Altrettanto di buon’ora ci alziamo e facciamo colazione. Monica resta dell’idea di passare gran parte della giornata nella SPA dell’hotel e cerca di convincermi a fare lo stesso, ma io sono carico di energie e desidero sfogarle sugli sci.

Così, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il tardo pomeriggio.

Quando rientro, trovo Monica davanti al camino che sta conversando con alcune altre ospiti dell’albergo, con le quali ha fatto amicizia nella sauna.

Si alza dal divano e mi viene incontro raggiante, saltandomi al collo, poi mi presenta alle altre signore.

Una di loro esordisce, un po’ perfida, sperando che io mi ingelosisca, dicendo: “Monica ha fatto conquiste, oggi in piscina.”

Io la guardo e lei ride: “Ma figurati! È quel grassone tedesco che mi ha tampinata per un po’, ma è del tutto innocuo.” A queste sue parole, anche le altre signore si mettono a ridere, poi ci congediamo, vado a farmi la doccia e a cambiarmi.

Monica invece è già pronta e indossa un paio di fuseaux molto attillati e un maglioncino vaporoso bianco che le copre a malapena il culo e la patatina, resa molto evidente dal tessuto morbido ed elasticizzato.

Scendiamo al ristorante e il suo look, sportivo ma molto sexy, non tarda a destare l’ammirazione di tutti gli ometti presenti.

Durante la cena, Monica mi comunica qualche pettegolezzo che ha sentito mentre era nella sauna con le altre signore. Un paio si sono lamentate che i rispettivi mariti, in una settimana, non le avevano scopate nemmeno una volta.

“Pazzesco!” esclama Monica, quasi incredula. “Se addirittura non scopi con tuo marito quando sei in vacanza, quando mai lo farai?”

Poi, mi ricorda che, verso le ventuno e trenta, arriverà il suo maestro per portarle gli sci riparati e i bastoncini nuovi.

Terminato il pasto, torniamo nella sala del camino. Ci accomodiamo sul divano accanto e ordiniamo un paio di digestivi.

Aurelio non tarda ad arrivare, portando l’attrezzatura di Monica. Lei gli va incontro, gliela fa posare in un angolo e lo invita a bere qualcosa con noi, fa le dovute presentazioni e lo ringrazia ancora per essersi prodigato così generosamente per tutto il tempo della sua disavventura.

Aurelio è un “ragazzone” sulla quarantina, alto, robusto, con i tratti del viso molto marcati e la pelle bruciata dal sole. Ha modi piuttosto grezzi, ma colgo in lui che è un brav’uomo, semplice e schietto, com’è tipico della gente di queste parti.

Inizialmente, è un po’ imbarazzato dalla mia presenza, forse perché immagina che Monica mi abbia raccontato dei modi rustici con cui l’ha trattata e dei rimproveri che le ha fatto.

Poi, quando lo informo che sono quasi cinquant’anni che frequento la valle, si apre e si rilassa, facendomi qualche domanda su dove sono stato, se conosco questo o quel posto e via dicendo.

Ordino un altro giro di liquori e lui beve volentieri, continuando a raccontare aneddoti.

Al terzo giro, inizia a parlare con Monica, profondendole consigli sullo sci e facendole parecchi complimenti, aggiungendo che, per essere un’autodidatta, è comunque molto brava. Infine, si alza e recupera le attrezzature che ha portato con sé.

Apre la custodia, ci mostra i nuovi bastoncini, poi gli sci, ai quali ha dovuto sostituire la coppia di attacchi. Aggiunge che Monica dovrebbe provarli con i suoi scarponi, affinché lui possa regolare opportunamente il sistema di sgancio di sicurezza.

“Amore, vai con Aurelio nello ski-box, così potete fare tutte le prove necessarie.” suggerisco a Monica, poi chiedo a lui quanto gli devo per il lavoro e per i materiali. Lo pago e Monica lo invita a seguirla nel seminterrato dell’hotel, dove si trova il deposito sci.

Resto ad attenderli fino al loro ritorno. Dopo una quindicina di minuti, arriva Monica, sola. È un po’ rossa in viso e mi pare un pochino imbarazzata. Mentre viene verso il divano, mi fissa con i suo occhioni, poi mi si siede accanto e inizia a darmi qualche bacio.

“Tutto bene, amore?” le chiedo.

“Sì… Tutto bene, se vogliamo dire così…”

La guardo incuriosito: “Cosa intendi? Qualcosa non va?”

Mi dà qualche altro bacio senza dire nulla, poi mi guarda ancora con aria un po’ sommessa, infine mi dice: “Amore, Aurelio ci ha provato…”

“Ah, sì?” replico incuriosito.

“Sì, amore. Quando abbiamo terminato la prova degli attacchi, prima di uscire dal deposito, ho spento la luce e mi sono ritrovata tra le sue braccia. Mi ha baciata furiosamente, intanto mi ha messo una mano in mezzo alle gambe e mia ha pastrugnato la patatina come un vero porco.”

“Oh, cazzo! E tu? Come hai reagito?”

Mi fissa senza dire nulla. Due lacrime le solcano le guance ancora rosse, poi mi bacia ancora. La stringo a me e lei mi risponde: “Amore, perdonami, ma l’ho lasciato fare…”

Inizialmente, ricevo una sferzata di gelosia che, dopo i primi istanti, si trasforma in curiosità ed eccitazione, quindi replico: “Amore, cosa dovrei perdonarti?”

“Che l’ho lasciato fare, amore. Non so cosa mi abbia preso. Ma mi ha fatta sentire desiderata. Poi, in quella situazione, lì, al buio, del tutto inaspettata…”

“E allora? Hai fatto quello che ti sentivi. Non devi rimproverarti nulla. Poi, quante volte sei stata accondiscendente a soddisfare le mie curiosità e a farti altri uomini, per i quali non provavi alcun interesse, solo per eccitarmi? Questa volta sei stata tu a voler giocare e ti ammiro infinitamente, perché non mi hai tenuto nascosto niente.”

“Non so perché ne sono attratta…”

“Te lo dico io: perché, in quasi vent’anni che ci conosciamo, a parte me, è stato il primo uomo che ha avuto il coraggio di rimproverarti o correggerti quando è stato necessario, a prescindere dal tuo aspetto fisico, mentre tutti gli altri uomini sono sempre caduti ai tuoi piedi in maniera servile, solo nella speranza di accaparrarsi i tuoi favori femminili. Ecco perché.”

Monica rimane in silenzio, riflettendo sulle mie parole, poi mi dà ragione e mi confessa che è proprio come ho detto.

“Ovviamente, domani non farò lezione e non voglio più vederlo.”

“Perché, amore?”

“Per non darti altri dispiaceri.”

“Amore, lo sai che non mi dai dispiacere se fai ciò che ti senti. Anzi, ti esorto a viverti la storia e a fare tutto ciò di cui hai voglia o di cui pensi di aver bisogno. Avrai sempre il mio appoggio e la mia totale complicità.”

Monica mi guarda con lo sguardo un po’ perso e gli occhi ancora lucidi. Quindi aggiungo: “Domani farai lezione normalmente e vedrai come evolve la situazione. Solo così avrai modo di poter valutare ciò che desideri. Va bene, amore?”

“Va bene, amore.” conclude, abbracciandomi e baciandomi ancora.

Lasciamo la sala del camino e torniamo in camera. Ci prepariamo per la notte e si addormenta tra le mie braccia. Io non prendo subito sonno, perché sono troppo curioso di sapere come si svilupperà questa inaspettata situazione che, certamente, segnerà una nuova tappa nell’evoluzione del nostro rapporto di coppia.

Al mattino, a Monica è tornata l’allegria. Mi preparo velocemente e inizio a scendere, mentre lei si prende un po’ di tempo per vestirsi e prepararsi.

Attendo che mi raggiunga nella hall dell’hotel, poi andiamo a fare colazione. Questa mattina indossa la tutina da sci rossa ed è veramente uno spettacolo. Provo nuovamente gelosia, sapendo che tra poco incontrerà Aurelio vestita così e saranno spesso soli sulle piste di fondo, disperse nei boschi.

Non lascio trasparire nessuno dei miei sentimenti, perché non voglio influenzare le sue scelte in alcun modo, sebbene, ogni tanto, mi verrebbe voglia di ordinarle di fare le valigie e tornare a casa. Ma credo che le rimarrebbe la curiosità e un senso di inappagamento, oltre al fatto che mi dimostrerei un vero egoista, ripensando a quanti uomini si è fatta solo per soddisfare le mie libidini.

Ora che è lei ad averne una, con quale faccia e con quali titoli potrei impedirglielo? Nossignore, credo di essere uno dei pochi uomini al mondo con la “U” maiuscola e voglio dimostrarlo, soprattutto a me stesso, così farò di tutto per favorirla nelle sue decisioni, siano quelle che siano.

Infatti, terminata la colazione, recuperiamo ciascuno le proprie attrezzature, la aiuto a caricare le sue in macchina e ci salutiamo, né più né meno come gli altri giorni, non facendo cenno a nulla.

Durante la mattinata non la chiamo, perché voglio evitare che, anche lontanamente, pensi che la voglio controllare. Verso le quattordici, è lei a telefonarmi: è allegra, mi riferisce che la lezione è andata benissimo e che ha mangiato un panino in compagnia di Aurelio in uno dei bar sulle piste. Ora è sola, in quanto lui, dopo pranzo, aveva lezione con altre persone.

Ci diamo appuntamento in albergo al consueto orario. Ovviamente, sono curiosissimo di sapere cos’ha fatto con lui e cos’ha deciso, e non vedo l’ora di ritrovarla per soddisfare i miei interrogativi.

Giunto nei pressi dell’albergo, la vedo arrivare in auto mentre mi sto sganciando gli sci. La raggiungo nel parcheggio e le vado incontro. Mi salta al collo e mi copre di baci. Sono veramente felice di vederla così serena. Sistemiamo le attrezzature nel deposito sci e andiamo al bar a prenderci un tè caldo.

Ci accomodiamo su un divano e iniziamo a raccontarci la giornata: “Allora, amore. Com’è andata?” le chiedo.

“Oh, a meraviglia. Sembra che stia riuscendo a vincere il mio timore delle discese ripide. Aurelio mi ha spiegato bene come affrontarle, anche dal punto di vista psicologico. Credo di aver fatto notevoli progressi in questi giorni.”

“Bene, amore. Sono veramente felice di quanto mi dici. Vedi che avevo ragione ad insistere, affinché prendessi qualche lezione e che un maestro severo era ciò che ti ci voleva.”

“Sì, amore. È proprio così, grazie.”

Non accenno a null’altro, ma sto friggendo, in attesa che mi dica qualcosa di lei ed Aurelio. Poi, finalmente: “Visto che oggi è stata l’ultima lezione, rientrando ho pensato di invitare Aurelio a cena con noi, questa sera. Che ne dici?”

“Magnifica idea, amore. Farebbe piacere anche a me.”

“Perfetto, allora gli mando subito un messaggio.”

Prende il cellulare e gli manda un WhatsApp, al quale riceve risposta nel giro di qualche minuto.

“Bene. Ha accettato. Ci ringrazia per l’invito.” dice compiaciuta.

Appoggia il cellulare sul tavolo, sorseggia un po’ di tè, poi mi si avvicina. Mi guarda dritto negli occhi, mi bacia ed esordisce: “Oggi ho fatto un po’ la porcellina con Aurelio.”

“Ti va di raccontarmi?” le chiedo dolcemente, aspettandomi quanto mi ha appena detto.

“Abbiamo trascorso la prima ora di lezione percorrendo la parte bassa della Val Troncea, fino al primo rifugio, dove abbiamo preso il caffè, quindi siamo scesi e risaliti nuovamente. Abbiamo proseguito la salita verso la parte alta, dove c’è meno gente. Anzi, praticamente non c’era nessuno. Lì, la valle sembra incantata: c’è il silenzio totale ed è facile vedere anche qualche leprotto che attraversa la pista indisturbato.

Ci siamo fermati per fare una pausa, sedendoci sul tronco di un albero abbattuto e abbiamo iniziato a chiacchierare. Mi ha chiesto del mio lavoro e di noi. Poi, approfittando di una pausa nella conversazione, mi ha baciata, quindi mi ha abbassato la zip della tuta e ci ha infilato una mano, prendendo a pastrugnarmi le tette. Io ho ricambiato i suoi baci ma non l’ho toccato.

Abbiamo proseguito per un po’, poi gli ho detto che era ora di andare. Mi sono alzata, ho appoggiato a terra gli sci e, quando mi sono piegata in avanti per agganciarli, ho sentito la sua mano passarmi tra le chiappe e scendere, fino in mezzo alle cosce.

Mi sono rialzata un po’ sorpresa e l’ho guardato. Lui mi si è messo davanti, mi ha stretto a sé e ha ripreso a baciarmi. Continuava a ripetermi: “Sei bellissima.”, mentre ha portato una mano tra le mie gambe e si è impossessato della mia patatina.”

“Lo hai lasciato fare ancora?”

“Oh, sì, amore. Ero quasi paralizzata, non dalla paura, ma dalla curiosità di osservare le mie reazioni in quella situazione per me completamente anomala. Mi ha toccata insistentemente. Sembrava quasi che non avesse mai toccato una figa. Ad un tratto, ho visto in lontananza arrivare due sciatori, così gli ho tolto la mano, ho impugnato le racchette e ho iniziato a muovermi. Lui ha agganciato i suoi sci, mi è passato avanti e siamo tornati a valle, fino al rifugio, dove abbiamo mangiato. Alla fine, lui è dovuto tornare alla scuola perché aveva lezione con altri. Mi ha salutata e mi ha chiesto se ci saremmo rivisti. Gli ho risposto che dovevo pensarci.

Quindi, sono scesa anche io a valle e mi sono fatta ancora qualche anello. Tutto qua. Adesso che sai cosa ci ho fatto, vuoi ancora rivederlo per la cena?”

“Certo, amore, anche perché tu vuoi rivederlo, altrimenti non mi avresti chiesto di invitarlo a cena. O sbaglio?”

“No, amore. Non sbagli, ma non voglio darti un dolore o che tu pensassi che non ti sono fedele. Lo sai quanto ti amo…” e riprende a darmi baci.

“Lo so amore, e ti ripeto che ti sono completamente complice e desidero che tu viva questa esperienza, allo stesso modo e con lo stesso entusiasmo con i quali, in passato, hai acconsentito ad esaudire i miei desideri trasgressivi. Hai pensato al dopo cena?”

“Sì. Se tu sei d’accordo, lo porterei in camera nostra, ovviamente con discrezione, cercando che nessuno degli altri clienti dell’albergo intuisca qualcosa. Però, non voglio rimanere da sola con lui. Desidero che ci sia anche tu in camera con noi. Penso che, avendomi già vista parecchie volte scopare con un altro uomo, per te non sia un problema. Vero?”

Dicendomi questo, comprendo che Monica aveva già preso la decisione di scopare con Aurelio. Ciò mi dà molto dolore, ma le rispondo: “Assolutamente no, anzi. Ne trarrò anche io piacere da questa situazione.” Poi aggiungo: “Hai proprio voglia di scopartelo, vero?”

“Non è per la scopata in sé ma, in questo modo, mi toglierò ogni curiosità e me ne dimenticherò, come è avvenuto per un sacco di uomini del mio passato.”

Si prende una pausa, beve ancora un sorso di tè e conclude: “Ok, amore. Allora, dopo cena, veniamo tutti e tre qui, davanti al camino e, come al solito, ci beviamo un digestivo. Poi, uscirò dall’albergo con lui dall’ingresso principale, facciamo il giro e rientriamo dal retro. Tu attendi dieci o quindici minuti, poi vieni in stanza. Va bene?”

“Perfetto, amore. Avevo pensato anch’io la stessa cosa. Adesso andiamo in camera a farci la doccia e a prepararci.”

Monica mette particolare cura nella sua preparazione. Indossa un miniabito beige in cachemire, abbastanza corto, collant color tabacco e i tronchetti tacco dieci dello stesso colore. Sotto, ha messo un tanghino nero in pizzo con il reggiseno coordinato.

L’ho osservata mentre si vestiva e ho pregustato ciò che più tardi Aurelio troverà, quando la starà spogliando. La mia eccitazione è alle stelle, frammista ad un’incredibile gelosia. Non riesco a pensare ad altro. Monica, invece, mi sembra piuttosto serena. Ne sono felice, perché ritengo che abbia fatto sue tutte le rassicurazioni che le ho dato poco prima.

Scendiamo nella hall e attendiamo l’arrivo di Aurelio. Quando entra, Monica gli va incontro e lo saluta dandogli due baci sulle guance. Io gli stringo la mano sorridendogli, quindi ci accomodiamo nella sala del ristorante.

Durante il pasto, si parla ancora di sci, dei luoghi della valle a noi cari, quindi di vacanze e anche delle altre attività di Aurelio che, nella bella stagione, coltiva il Genepì, produce miele e via dicendo.

Come pianificato, ci trasferiamo nella sala del camino e ordiniamo i digestivi. In quel frangente, vedo Monica che non è più così serena come prima. Le è tornato il rossore alle guance e mi pare che le stiano sudando le mani. A differenza del solito, si è seduta un po’ distante da me, probabilmente per mettere più a suo agio Aurelio e non dargli a vedere il nostro attaccamento.

Da parte sua, Aurelio è sempre stato abilissimo a dissimulare la sua attrazione per Monica e quanto ci ha combinato fino ad ora. Secondo me, è piuttosto avvezzo a queste situazioni e alle avventurette con le turiste sposate.

Tra altre chiacchiere, si sono fatte quasi le dieci. Ad un tratto, Monica si alza dal divano e chiede ad Aurelio di andare con lei. Lui si alza e la segue.

Il battito del cuore mi va a mille. Osservo Monica di spalle mentre si allontana e non posso fare a meno di ammirare le sue splendide gambe, il suo meraviglioso culo e la bellezza della sua figura che, tra poco, sarà oggetto del godimento di un altro uomo.

Guardo l’orologio e imposto il cronometro a quindici minuti. Quasi mi manca il respiro e, per distrarmi, vado al banco del bar, ordino un altro liquore e scambio due chiacchiere banali con il barista, giusto per non rimanere lì come un pirla a guardare l’orologio in continuazione.

Non sento nemmeno cosa mi risponde il mio interlocutore, immaginandomi Monica già tra le braccia di Aurelio.

Come di consueto in questi frangenti, rifletto sulla mia insana libidine di vedere Monica scopare con altri ma, come sempre, concludo che non mi sarà mai possibile dare una spiegazione logica a cosa spinge un uomo innamoratissimo della sua splendida moglie ad acconsentire a queste situazioni.

Finalmente, sento il bip scandito dal cronometro. Trangugio l’ultimo sorso di liquore, saluto il barista e mi dirigo verso le scale che mi porteranno al piano della nostra camera. Arrivo davanti alla porta e noto che Monica ha lasciato inserita la chiave all’esterno, in modo che io possa entrare senza interromperli.

Busso leggermente e sento subito la risposta di Monica: “Entra, amore.”

Prima di aprire la porta, ho un’altra scarica di adrenalina micidiale che mi fa ribollire il sangue nelle vene e avvampare di calore il viso. Le gambe mi tremano ma mi decido a girare la chiave, mentre la mia mente mi propone mille ipotetiche immagini che potrei vedere da lì a qualche istante.

Apro lentamente la porta, vedo che le luci sono soffuse e la prima immagine che mi appare è quella del viso di Monica, sdraiata al centro del letto, sorridente ma che non guarda nella mia direzione.

Man mano che la porta si apre, noto le sue mani sulle tette e i capezzoli pizzicati tra i pollici e gli indici, quindi le sue ginocchia. Tiene le gambe divaricate e piegate sopra il busto. Entro e l’immagine si compone nella sua interezza, con il corpo di Aurelio accovacciato davanti a lei e la sua testa nascosta tra le cosce di mia moglie.

Chiudo la porta senza distogliere lo sguardo dalla scena, cammino verso il fondo del letto e mi dirigo verso il bagno. Il cambio di prospettiva mi permette di vedere Aurelio che le sta dando potenti leccate alla figa, che Monica accompagna muovendo leggermente il bacino.

Trovo i vestiti dei due sparpagliati sul pavimento. Entro in bagno e chiudo la porta. La mia eccitazione è a mille. Ora che sono con loro, la gelosia è notevolmente diminuita, dato che quanto ho appena visto non è poi così diverso da scene simili che Monica mi ha regalato in altre situazioni volute da me.

Con calma, mi lavo i denti e mi spoglio, tenendo indosso i boxer. Lascio gli abiti in bagno, spengo la luce e ritorno in camera. Monica è nella stessa posizione di prima, ma ora, tra le sue cosce, c’è il cazzo di Aurelio che la sta scopando con una certa decisione.

Le somministra potenti affondi che la fanno sussultare. Lei tiene gli occhi chiusi ma, quando percepisce la mia presenza, li socchiude, mi sorride e batte leggermente una mano un paio di volte sul materasso, invitandomi a sdraiarmi accanto a lei.

Poi, richiude gli occhi e inizia a partecipare più attivamente alla scopata, reclinando le gambe un po’ a destra e un po’ a sinistra, contrapponendo i movimenti del suo bacino alle potenti pistonate di Aurelio.

Lui mi appare molto teso, con le vene del collo gonfie e la mascella contratta. Penso che non si aspettasse che Monica fosse una donna così esigente in fatto di cazzo, e che una scopata con lei può mettere a durissima prova la resistenza dell’uomo medio.

Dopo alcuni minuti, Monica riapre gli occhi, allunga un braccio verso di me e mi fa capire di volermi toccare il pisello. Mi avvicino, fino a quando non sento la sua mano che me lo impugna saldamente e inizia a masturbarmi.

Porto il mio viso sopra il suo e la bacio avidamente. Lei ricambia con passione, cercando di tenere incollata la sua bocca alla mia, nonostante i sussulti provocatigli dagli affondi del cazzo di Aurelio.

Il respiro di Monica si fa più profondo. Capisco che è prossima al suo primo orgasmo. Infatti, dopo breve, si stacca da me, spalanca la bocca e viene molto intensamente. Aurelio rallenta la scopata, fin quasi a fermarsi, e attende che le sue contrazioni si plachino.

Quindi, Monica si mette a sedere, lo fa sdraiare supino, gli impugna il cazzo e lo accompagna dentro di lei. Ha deciso di farlo venire cavalcandolo.

Inizia tenendo il busto eretto, facendo su e giù lentamente. Aurelio è aggrappato ai suoi fianchi, ma è Monica a dettare il ritmo della scopata che, progressivamente, accelera, fino a quando è costretta ad inclinare il suo busto in avanti per aumentare ulteriormente la velocità.

So che, quando fa così, inizia ad usare i suoi potenti muscoli vaginali e sorrido al pensiero che la scopata, per Aurelio, è quasi al termine, dato che, in quella posizione, la vagina di Monica non perdona nemmeno il più resistente degli uomini.

Infatti, dopo nemmeno un minuto, Aurelio inizia ad emettere alcuni rantoli. Capisco che sta tentando di farle rallentare la cavalcata per ritardare la sua eiaculazione e prolungare i momenti paradisiaci che Monica ha deciso di donargli.

So anche che, quando Monica decide qualcosa, nulla al mondo potrebbe far mutare la sua volontà. Infatti, continua imperterrita ad assestargli pompate micidiali che lo fanno capitolare definitivamente.

Aurelio emette un urlo quasi disumano che, sicuramente, sarà stato udito dagli occupanti delle camere adiacenti. Il viso di Monica, d’un tratto, diventa raggiante e capisco che sta sentendo lo sperma di Aurelio che si sta scaricando dentro di lei.

Nel mentre, lei si volta verso di me e mi sorride con aria trionfante, terminando di muoversi.

Resta impalata ancora qualche istante, poi mi fa togliere i boxer e si impala sopra di me. Mentre si sposta, noto il cazzo di Aurelio ancora eretto e il serbatoio del preservativo strapieno di crema.

Lui mi pare perfino stordito. Rimane sdraiato ancora qualche attimo, poi si alza e, tenendosi il cazzo in mano, va verso il bagno e ci si chiude dentro.

Monica prende a cavalcarmi: “Adesso tocca te godere, amore mio. Voglio anche la tua sborrata.” dice con tono nemmeno troppo basso. Comprendo che abbia fatto in modo che Aurelio la sentisse.

Stringo il suo culo tra le mani e Monica lascia che sia io a dare il ritmo alla scopata. Adoro quando si lascia fare in questo modo, trasmettendomi che, in quel momento, vuole essere l’oggetto del mio piacere sessuale.

La mia resistenza è al limite massimo. Mi basta pensare ad alcune immagini dei momenti precedenti e vengo in maniera devastante, riempiendo Monica. Lei si abbassa velocemente, fino a portare una sua guancia a fianco della mia, e viene a sua volta.

Sento che Aurelio sta per uscire dal bagno, così faccio sdraiare Monica, le allargo le cosce e affondo il viso tra esse, leccandole avidamente la vulva che trabocca di sperma.

L’uomo non può evitare di vedere quella scena lussuriosa, privilegio esclusivo delle coppie con la nostra complicità e il nostro affiatamento.

Continuo fino a quando Aurelio, completamente rivestito, saluta Monica ed esce velocemente dalla camera.

Quindi, mi pulisco il viso nel lenzuolo, mi sdraio accanto a lei e prendiamo a baciarci e a guardarci con infinita dolcezza.

Vedo nei suoi occhi un’enorme riconoscenza per aver appagato il suo desiderio: “Sei un grande uomo, amore mio. Ti amo immensamente.” dice, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.

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