Mia moglie e Alex vanno al lago (versione integrale)

Un afoso pomeriggio di luglio, Monica alternava la tintarella con frequenti tuffi nella piscina di casa nostra, mentre io vagavo tra un po’ di lavoro nel mio studio e qualche bagno ristoratore.

Arrivarono le 17 e per Monica era ora di andare a prepararsi per uscire. Con un gruppo di suoi allievi e allieve, aveva organizzato di andare a mangiare la pizza in una località sul lago, ad una trentina di chilometri da casa nostra.

Io, nel frattempo, rimasi a mollo in piscina, nuotando pigramente.

Dopo circa un’ora era pronta; la vidi attraversare il giardino e dirigersi verso di me. Era splendida, con i suoi shorts gialli attillati e la maglietta bianca a costine super aderente, senza reggiseno, che metteva in risalto la sua terza misura scarsa ma che, con quella maglietta, sembrava una quarta abbondante. I suoi capelli biondi, il trucco e l’abbronzatura erano perfetti e, uniti ai sandaletti con tacco alto e alla sua statura di uno e settantacinque, completavano l’immagine di Dea della Bellezza.

Uscii dalla piscina, le andai incontro per salutarla e, anche se il desiderio di toccarla era grande, non lo feci, per timore di bagnarla. Si accorse della mia notevole erezione, contenuta a malapena dai mie boxer aderenti del costume da bagno. Al che, mi prese il pisello tra pollice e indice attraverso la stoffa, mi diede due o tre segate e mi disse: “Quando rientro, dobbiamo fare qualcosa per calmarlo!”

Ricambiò il mio bacio con un po’ di lingua, si diresse verso la sua macchina e mi mandò bacetti, mentre faceva manovra per uscire dal cancello.

Rimasi in piscina fino alle venti, cenai e guardai la TV fino al suo rientro, verso le due. Allorché, sentii aprirsi il cancello, la sua macchina parcheggiare e il rumore di tacchi che echeggiò sotto il portico, mentre lei si avvicinava all’ingresso di casa.

Entrò ed era splendida come quando era uscita. Con un sorriso smagliante, mi venne incontro e mi baciò. Mentre posava la borsetta e le chiavi della macchina, le chiesi: “Com’è andata? Ti sei divertita?”

Lei rispose: “Oh, amore. La serata era appena iniziata e già ero incazzata!” Nel frattempo ci sedemmo sul divano. Monica era rivolta verso di me con le gambe raccolte sulla seduta, mentre con una mano mi accarezzava amorevolmente i capelli.

“Come mai?” domando sorpreso, dato che, dal sorriso che aveva appena entrata, mi sembrava fosse andato tutto per il meglio.

“Eravamo d’accordo di trovarci al parcheggio per le diciannove e trenta, poi saremmo andati sul lago tutti insieme. Alle venti, mancava ancora un po’ di gente, o perché erano in ritardo, o perché non trovavano il posto. Quando sono arrivati più o meno tutti, c’era chi non voleva più andare al lago, chi gli andava bene il lago ma non voleva la pizza, chi la pizza sì, ma non in quel locale… Quindi, davanti a tanta indecisione, dato anche l’incredibile giro di telefonate e messaggi che avevano preceduto il nostro incontro, dove sembravamo tutti d’accordo su meta e cibo, mi sono incazzata e ho detto che me ne sarei tornata a casa da mio marito.”

“Sono salita in auto, ho messo in moto, ma poi mi ha raggiunto Alex. Sai quell’allievo così gentile, educato ma un po’ imbranato di cui ti avevo parlato?”

“Mi pare…” replicai.

“Mi ha detto: ‘Dai Monica, non ti arrabbiare. Sai com’è indecisa la gente. Sembra che vogliano andare da un’altra parte… Ma se proprio ci tieni ad andare a mangiare la pizza sul lago, e se ti accontenti della mia compagnia, possiamo andarci noi due.”

“Davanti a tanta carineria, non ho saputo dire di no e gli ho detto: “Ok, salviamo la serata!” Ho lasciato la mia macchina al parcheggio e siamo andati con la sua.”

“Durante il tragitto, abbiamo parlato e spettegolato sulle varie persone oggetto della mia incazzatura. Siamo arrivati sul lago, abbiamo parcheggiato e ci siamo diretti al locale che, con mia piacevole sorpresa, è piuttosto raffinato per essere una pizzeria: moderno, ben arredato, con una bella atmosfera soft e musica chillout di sottofondo. Abbiamo ordinato un antipasto a base di pesce e poi la pizza. Veramente tutto ottimo. Poi mi ha chiesto della mia carriera di ballerina, interessandosi a tutto ciò che mi è successo nel mio lavoro. A dispetto della sua imbranataggine nel ballo e nella guida, della sua timidezza e della sua relativa giovinezza (trent’anni), Alex si è invece rivelato un brillante conversatore, un grande conoscitore della musica e del mondo dello spettacolo, specialmente di quello dei miei tempi.”

“Usciti dalla pizzeria verso le ventidue e trenta, ci siamo incamminati verso la macchina, parcheggiata in poco distante. La serata era splendida: il cielo era limpido e, nonostante l’ora, era ancora acceso dal bagliore del sole tramontato già da un po’. C’era un gran silenzio. Le montagne che bordano il lago apparivano nere in controluce, punteggiate dalle luci delle case e delle strade che le adornano. Con la sua consueta gentilezza e con un cenno di imbarazzo, mi ha chiesto se mi andava di guardare ancora un po’ quello spettacolo, prima di ripartire.”

“Ho acconsentito volentieri, dato che, finalmente, l’afa opprimente di quella giornata era cessata, per lasciare spazio alla più fresca brezza proveniente dalle montagne circostanti. Dopo pochi minuti, durante i quali siamo rimasti in silenzio a guardare il lago, Alex, un po’ meno imbarazzato, ha iniziato a farmi qualche timido complimento sul mio aspetto di stasera, dato che non mi aveva mai visto vestita ‘in borghese’, ma solo con l’abbigliamento da palestra.”

Io iniziavo ad eccitarmi ed ero veramente ansioso che Monica proseguisse…

“Mi ha detto che, anche se era completamente sobrio, avendo bevuto solo un’aranciata, era comunque ubriaco dalla mia bellezza. Io ho cercato di schernirmi e gli ho risposto che, pur essendo consapevole della mia avvenenza, non pensavo di sortire certi effetti su un giovane come lui. La sua imbranataggine e goffaggine, in un attimo, sono sparite. Mi si è avvicinato sicuro, mi ha guardato dritto negli occhi e mi sono ritrovata la sua mano che mi toccava la patatina sopra gli shorts…”

“Coosa?” dissi io, fingendomi sorpreso e incredulo, cercando di celare la mia enorme eccitazione, di fronte a quanto mi stava raccontando e che speravo che andasse a finire così…

“Ma sì…” continuò lei, “Mi ha piazzato una mano proprio lì e ha iniziato a ravanarmela di brutto sopra i pantaloncini…”

Dentro di me ero al settimo cielo, ma perduravo nella mia sorpresa simulata, rimanendo a bocca aperta come un pesce appena pescato.

“Capisci che sono rimasta allibita? Mai mi sarei aspettata una tale azione da Alex, così educato ed impacciato in tutto, tanto che sembra essere il clone di Jerry Lewis…”

“Ma poi, ti sei ripresa dallo stupore? Come hai reagito? Immagino che gli avrai mollato uno sberlone da cappottarlo…” osservai.

“Macché! Lo sbigottimento è durato solo qualche istante. Sarà che ho sempre nutrito una certa tenerezza per quell’imbranatone e che ho sempre apprezzato la sua grande educazione e il suo garbo, sarà stata quella splendida atmosfera della serata, che insomma…”

“Insomma, che? L’hai lasciato fare?” domandai fintamente esterrefatto.

“Oh sì, amore, l’ho lasciato fare… Anzi, gli ho reso anche più facile le sue oscene toccate, allargando un po’ le gambe, che prima erano unite mentre ero appoggiata al cofano della macchina ad ammirare il lago… In questo modo gli ho permesso di portare più in profondità la mano sulla mia patatina…”

La mia erezione aveva raggiunto livelli che reputavo impensabili, ma non volli fare o dire nulla, per non ritardare il prosieguo del suo eccitantissimo racconto.

“Con la mano sinistra mi ha abbracciata sulla vita, un po’ per dimostrarmi tenerezza, ma anche, penso io, per poter esercitare maggiore pressione sulla mia patatina con l’altra mano. Dopo qualche minuto di quel trattamento, ero già parecchio eccitata e ho avvicinato la mia bocca alla sua, affinché percepisse meglio il mio ansimo di godimento che cresceva. Alex mi guardava con dolcezza, senza osare oltre. Io non desideravo baciarlo, ma ogni tanto gli toccavo un labbro con la punta della lingua. Penso che non osasse ricambiare: forse pensava di aver già chiesto troppo a me e alla sua buona sorte.”

“Al crescere dei miei sospiri, ha risposto slacciandomi gli shorts e infilandoci la mano fino a raggiungere nuovamente la mia patatina, fasciata da un liscissimo e sottile perizoma in lycra aderente. Ha proseguito a toccarmela, ma la liscezza del tessuto gli ha facilitato lo sfregamento. Poi, ha rallentato e ha chiuso leggermente la mano a cucchiaio. Così la mia patatina è rimasta completamente stretta nella sua mano, mentre con l’indice mi stuzzicava il clitoride con movimenti circolari ora più leggeri, ora più decisi. Amore… Ero in un lago… al lago!” disse spiritosa.

Risi e le sorrisi, togliendomi dalla faccia il finto stupore e, guardandola complice, la lasciai proseguire.

“Non erano passati più di due minuti quando mi sono avvicinata al suo orecchio e sono riuscita solamente a sussurrargli: “Ohhh vengooo…”, prima che un orgasmo squassante mi attraversasse tutto il corpo, come una saetta. Non sono riuscita a trattenere gli spasmi e ho avuto parecchie contrazioni, che si sono ripetute diverse volte. Quasi non stavo più in piedi e avevo la mente che volava e si perdeva, tra quel cielo stellato e la sua mano che continuava ad accarezzarmi, ora molto delicatamente, per accompagnare gli ultimi sussulti del mio orgasmo. Quella mano che sembrava aver riacquistato tutta la timidezza di Alex che, se da un lato accennava compiacimento per ciò che mi aveva appena provocato, dall’altro sembrava essere tornato alla sua realtà di imbranatone, gentile ed educato.”

“Ho ripreso il controllo della mia mente, l’ho guardato con dolcezza, gli ho sorriso e gli ho detto: “Accidenti, che sorpresa!” Mi ha guardata con modestia e mi ha sorriso anche lui. Mi sono riassettata, riallacciata i pantaloncini e mi sono data un’aggiustata ai capelli. Intanto, lui mi ha aperto galantemente lo sportello della macchina, mi ha fatta salire e ha accompagnato la chiusura della porta…”

“Quindi avete preso la strada del ritorno…” dissi io, interrompendola.

“Beh, amore, non subito…”

“E cioè?” La incalzai, fingendo di cessare la mia complicità con una vena di incazzatura e di malcelata curiosità.

Per timore della mia giustificabile arrabbiatura per ciò che immaginavo stesse per raccontarmi, la voce di Monica si fece un po’ più delicata, un po’ da bambina. Mi fece qualche moina, gli occhi dolci, mi si avvicinò di più e iniziò ad accarezzarmi una coscia.

Proseguì: “A sua volta è entrato in macchina e stava per inserire la chiave nel cruscotto, ma io gli ho fermato la mano, gli ho tolto le chiavi, che ho appoggiato vicino al cambio, e gli ho accarezzato il petto attraverso la camicia, guardandolo con dolcezza…”

“Avevi deciso di fartelo?” la interruppi ancora.

“No amore, non volevo farmelo, giammai! Ma vedi… Capisci che…”

“Cosa vedo? Cosa capisco?”

“Vedi amore…” la sua voce diventava via via sempre più sdolcinata, “mentre mi toccava la patatina, portandomi a quell’orgasmo squassante… Io… Un po’… Gliel’ho toccato il pisello… Attraverso i pantaloni… Perché ero così eccitata che non è che sapessi bene cosa stavo facendo… Per cui, ho sentito che ce l’aveva veramente duro…”

Al che Monica iniziò a passare una mano sul mio pacco che non stava più nei pantaloni e che mi doleva in maniera pazzesca.

“Ce l’aveva duro quasi come il tuo adesso… Ma ti sei eccitato sentendo che ho fatto la porcellina?”

“Vedi un po’ tu…” risposi.

Riprese, cercando di slacciarmi il bottone dei jeans e, nel frattempo, mi abbassò la cerniera: “Ti dicevo… Ho pensato che avesse bisogno di svuotarsi anche lui… Ho pensato: “Che carino. Mi ha fatta godere e non ha nemmeno fatto cenno a voler essere ricambiato.” Ho pensato che non osasse chiedermelo, ma che ne avesse tanta voglia… Sai amore, mentre stavo venendo, non solo glielo ho toccato così, di sfuggita, come facevo prima. Mentre mi ravanava, ma gliel’ho proprio preso in pugno attraverso i pantaloni, e ci sono rimasta aggrappata fino a quando il mio orgasmo non si è esaurito…”

“E brava la mia porcella…” pensai.

“L’ho guardato con dolcezza e l’ho invitato a reclinare completamente il sedile. Io ho fatto lo stesso. Gli ho slacciato i pantaloni… Insomma… Ora, mentre te lo descrivo, faccio a te quello che ho fatto a lui, così capisci bene.”

Adoro queste sue uscite, frammiste di ingenuità, di un po’ di zoccolaggine e di ironia, non so quanto involontaria l’una, l’altra o tutte e tre insieme. Ma, tra me e me, ho pensato: “Vediamo che cavolo ha combinato.”

“Una volta abbassatigli i pantaloni, mi si è presentato, in tutto il suo splendore, il suo enorme pacco, avvolto nei boxer bianchi aderenti, che delineavano perfettamente le forme del suo pisello, sopra le sue palle piene di sperma che sembravano voler esplodere, della cappella e delle rugosità delle vene… Ho iniziato così a massaggiarglielo con il palmo della mano aperto, stringendoglielo ogni tanto per assaporarlo in tutta la sua durezza. Poi scendevo e gli accarezzavo dolcemente le palle, con movimenti circolari. Ogni tanto gli facevo qualche grattino con le unghie nel loro mezzo e questo lo faceva sussultare di piacere. Infine, gli ho fatto qualche grattino leggero sulla cappella e, un po’ più decisa, lungo l’asta.”

Intanto che raccontava, Monica mi faceva esattamente le stesse cose che stava descrivendo. Non pensavo di poter resistere a lungo senza sborrarmi nelle mutande ma, con tutta la mia forza di volontà, dovevo trattenermi. Non volevo sembrarle meno resistente di Alex che non era ancora venuto, nonostante il trattamento che stava ricevendo da quella grande masturbatrice che è Monica.

“Alex rimaneva immobile e non osava chiedere niente, ma con lo sguardo mi implorava di tirarglielo fuori dai boxer, per cui l’ho accontentato. Gli ho abbassato lentamente i pantaloncini e il suo turgido pisellone è scattato fuori come una molla. Non ho avuto bisogno di lubrificarlo perché era già fradicio di liquido pre-eiaculatorio.”

Monica tirò fuori anche il mio e proseguì: “Ho iniziato a segarlo con movimenti lenti ma profondi, su e giù, così, su e giù, a cui alternavo un movimento rotatorio, come quando usi la manetta della moto… Ho proseguito per un po’ così, su e giù, lento ma profondo. Volevo farlo stare ancora sulla corda il mio imbranatone, ma non vedevo l’ora di fargli vedere come e quanto sono brava a far godere un uomo. La misura la darà la sua sborrata.”

Anche io non vedevo l’ora che Monica mi facesse scaricare tutto lo sperma di cui ero pieno e che cercavo di trattenere con sempre maggiore difficoltà, immaginando la mia bellissima moglie mentre masturbava un pisellone che non fosse il mio e a mia insaputa.

“Gli ho chiesto se era in grado di resistere ancora. Messa da parte la sua consueta modestia, mi ha detto che non aveva assolutamente problemi a resistere ancora, per almeno altri dieci minuti, e che VOLEVA resistere ancora a lungo. Mi è venuto spontaneo fargli un sorriso beffardo e gli ho detto: “Non mi conosci bene, signorino. Io sono tra le più abili masturbatrici che siano passate su questo mondo e ti faccio venire nel momento che decido IO, non quando puoi o vuoi tu!”

“Dai, prova a farmi venire adesso se ci riesci!” mi sfidò. Al che, misi in pratica una delle mie mosse segrete: gli ho stretto il pisello un po’ più vicino al glande, ho fatto scorrere la mano fino in cima, in modo che non fosse più scappellato, ho stretto la pelle del prepuzio tra il pollice e l’indice, muovendo alternativamente le due dita avanti e indietro per un paio di secondi. Poi, un potente e rapidissimo su e giù, per due o tre volte, stringendo in modo deciso di nuovo la pelle del prepuzio tra il pollice e l’indice e le due dita. Avanti e indietro per altri due secondi. Infine, rapida scappellata finale. Ho sentito chiaramente lo sperma sgorgare dal profondo delle sue palle e scorrere, velocissimo, lungo l’asta verso il glande; dopo un istante… Oh, amore, avresti dovuto vedere… Gli è partita una schizzata violentissima. Il primo, enorme spruzzo lo ha scavalcato completamente ed è andato ad impiastrarsi sullo schienale del sedile posteriore. Il secondo e il terzo schizzo sono finiti, in parte sul poggiatesta del suo sedile e, in parte, direttamente sulla sua faccia, e il resto della sborra gli ha allagato la pancia e l’ombelico, finendo anche sulla sua camicia.”

Inutile ripetere che, avendo subito lo stesso trattamento di Alex, sono venuto anch’io con una spruzzata colossale che, però, data la posizione in cui stava Monica, con la sua testa appoggiata alla mia spalla, non è finita sullo schienale del nostro divano, bensì direttamente sul suo viso. Senza fare una piega, ha proseguito la sua meravigliosa sega, fino a quando non mi si è ammosciato, continuando comunque a massaggiarmelo e proseguendo il suo racconto.

“Alex è rimasto senza parole, con una faccia completamente ebete, con un’espressione frammista di sorpresa e di incredulità, per come ero stata capace di farlo sborrare quando ho deciso io e, dall’altra, era completamente estasiato dall’enorme goduta che ero stata in grado di provocargli e che, penso proprio, non avesse mai provato prima.”

“L’ho fatto calmare, segandolo dolcemente ancora un pochino, mentre gli si stava ammosciando. Quindi, gliel’ho lasciato e ho recuperato il pacchetto di fazzolettini che avevo tirato fuori dalla borsetta e già predisposto sopra il cruscotto appena salita in macchina… Sai amore, come fanno le zoccole che sono certe dell’effetto che produrranno sul cliente le loro effusioni…”

A quelle parole, mi balenò un lecito interrogativo: “Ma come fa Monica a conoscere i gesti consuetudinari delle zoccole?” Non credo proprio che abbia mai fatto la prostituta. Quanto a gesti consuetudinari, considerando l’impareggiabile bravura di Monica a masturbare, non è difficile credere che abbia provocato molte centinaia di sborrate per acquisire una tale abilità e, tra queste, sicuramente, ce ne saranno state tantissime anche in auto.

“Inizialmente ho tirato fuori due o tre fazzolettini e glieli ho passati. Uno l’ho usato io per pulirmi la mano impiastricciata del suo seme appiccicoso. Quindi, ho osservato la situazione ‘sperma dappertutto’ e ho dato fondo al pacchetto, passandogli quelli avanzati che, però, non sono bastati a raccogliere tutto.

Finito di pulirsi, si è ricomposto, rialzandosi boxer e pantaloni. Ha preso uno straccio dalla tasca della portiera, è sceso dalla macchina, ha aperto lo sportello posteriore e si è messo a togliere lo sperma che aveva impiastricciato il sedile dietro.”

“Mentre Alex puliva, ho ripreso a guardare il lago, compiacendomi di quanto fossi stata, ancora una volta, così brava a far godere un uomo. Poi ho guardato la mia mano, le mie belle dita, lunghe e affusolate, con le unghie perfettamente laccate. Quella mia mano e quelle mie dita che erano così abili a far godere i piselloni, anche i più resistenti e massicci. In un istante, mi sono passate per la mente le immagini delle centinaia di sborrate che avevo provocato con le mie arti masturbatorie. Ma non mi sentivo troia, mi sentivo invece una benefattrice, che ha reso felici tanti uomini…”

“Finalmente, per quanto gli fosse stato possibile, Alex aveva finito di pulire i sedili e, senza dire niente, immerso nuovamente nella sua imbranataggine, ha acceso la macchina e siamo partiti per rientrare a casa.”

“Amore, lasciami andare in bagno un attimo a ripulirmi il viso, così torno subito a raccontarti il viaggio di rientro.”

“Ok, perché sono curioso di sapere come guida Alex, dato che avete impiegato quasi due ore per fare trenta chilometri…” replicai ironico.

Certo è che il racconto di Monica sulla prima parte della sua serata mi eccitò moltissimo. Lei seppe rendermi così partecipe con la sua descrizione intrigante e, facendomi in diretta le stesse cose con le quali aveva deliziato Alex, mi fece immedesimare pienamente, tanto che mi sembrò di essere lì con loro. Provai un senso di forte esaltazione sapendo che, poco più di due ore prima, un altro uomo aveva goduto della bellezza e della bravura di mia moglie.

Monica tornò dal bagno e si rimise a sedere accanto a me proseguendo il racconto.

“Percorrevamo la strada che costeggia il lago da oltre dieci minuti, ma nessuno di noi due aveva ancora aperto bocca. Non so a cosa stesse pensando Alex. Probabilmente, stava ripensando a quello che era appena successo tra noi due e a come l’avevo fatto godere. Per quanto mi riguarda, l’orgasmo che mi aveva provocato mi aveva veramente rilassata e provavo un senso di grande serenità. Guardavo fuori dal finestrino, osservando il riflesso delle luci che si specchiavano nel lago. Ogni tanto, la visione veniva interrotta dalle ombre degli alberi o da qualche costruzione che si stagliavano neri sul profondo blu del cielo stellato. In macchina si sentiva ancora l’odore dello sperma di Alex. Pensai che qualche schizzata che non abbiamo visto non era stata ripulita.”

Ad un tratto, Alex ha rotto il silenzio: “Monica, mi sono innamorato di te!”

Non ha detto altro, attendendo la mia reazione che è stata: “Ma dai, Alex. Sei un pirlotto! Una tipa ti fa una bella sega e tu già ti innamori?” domando con tono divertito.

“Quello che è successo stasera tra noi è servito finalmente a darmi il coraggio di dirti ciò che, negli otto mesi da cui ti conosco, non ho mai osato confessarti. Da quando ti ho conosciuta, ti ho sempre ammirata, non solo per la tua sconvolgente bellezza ma, soprattutto, perché sei una persona così gentile, disposta ad aiutare sempre tutti, generosa, autorevole ma sempre cortese ed educata. Sai quante tipe invece, facendosi scudo del fatto che sono strafighe e che tutti sbavano dietro a loro, sono sprezzanti, maleducate e sfottono, specialmente se uno si dimostra gentile ed educato, ma è un po’ impacciato come me?”

“Vedi Alex, sono veramente lusingata dei complimenti che mi stai facendo, e anche io penso che tu sia una bellissima persona ma, da quando ho incontrato mio marito, sono e sarò sempre e soltanto sua. Con l’anima, il corpo e la mente. Perché mio marito ed io non siamo solo sposati, e questo potrebbe avere poco significato, ma siamo anche grandissimi amici, inseparabili complici, focosissimi amanti. Il livello del nostro profondo legame travalica l’immaginazione del novantanove virgola nove per cento delle persone. Figurati che, spesso, arriviamo persino a comunicare telepaticamente. E poi, non da ultimo, facciamo un sesso appagante oltre ogni misura. Per cui, mi dispiace tantissimo. Sebbene tu sia così dolce e attratto da me, non posso accettare la tua proposta.”

Io ero commosso dalle parole con le quali Monica aveva descritto ad Alex il nostro legame. Ciò che gli aveva detto è tutto vero, ne ero consapevole come lei e non mi sorprendeva ma, sentirglielo dire ad un estraneo, mi toccò nel profondo.

“Ma allora, come spieghi che stasera ti sei lasciata toccare dappertutto, che tu abbia raggiunto un orgasmo così squassante e che poi ti sia prodigata a soddisfarmi e a procurarmi la più incredibile sborrata che io abbia mai fatto? Come metti tutto ciò con il rapporto che hai con tuo marito?”

“Caro Alex, ciò che è successo tra noi stasera non intacca minimamente il rapporto con mio marito. Anzi, devo dirti che, un momento prima che tu riacquistassi la parola, stavo pensando che non vedo l’ora di essere a casa per raccontargli tutto nei minimi dettagli. Perché è così che siamo fatti. Lui non desidera andare con altre donne ed è innamoratissimo di me, come lo sono io di lui. Sessualmente io lo soddisfo alla grande, ed anche lui in egual misura soddisfa me. Io ce la metto tutta per non servigli sempre la ‘solita minestra’ e mi invento certe porcellaggini che nemmeno ti immagini per tenergli sempre il pisello sull’attenti, ma gli piace che io mi conceda qualche ‘distrazione’, di tanto in tanto, a patto che gliele racconti. Ti confesso che erano almeno due anni che non facevo sesso con un altro uomo, ed è stata la prima volta che l’ho fatto a sua insaputa. In 15 anni di matrimonio, sono stata con altri, ma sempre con la sua complicità e in sua presenza.”

“Amore,” proseguì Monica rivolta a me, “non hai idea della faccia che ha fatto Alex alle mie parole! Era l’incarnazione dello stupore e della sorpresa. È rimasto in silenzio per almeno altri quindici minuti. Mi immagino quali pensieri gli frullassero nella mente, e quale confusione gli avesse provocato il contrasto tra le mie parole di sincera e totale devozione nei tuoi confronti e ciò che mi ero lasciata fare, e che poi gli ho ricambiato poco più di mezz’ora prima…”

“Certo che non avrei voluto essere nei suoi panni in quel momento. Dico nel momento dopo la vostra sporcellata…” osservai. Monica rise. “Ma non mi hai ancora detto come mai tutto questo ritardo…”

“E va bene, amore. Visto che sei ansioso di sapere… Abbiamo imboccato la superstrada e Alex mi ha detto: “Sai, Monica, non potrò più frequentare il tuo corso. La mia ditta mi ha chiesto di trasferirmi in Francia per poter seguire alcuni clienti di Parigi…”

“Oh, Alex, mi dispiace perderti come allievo. Penso che avresti potuto avere delle potenzialità, se avessi proseguito.”

“Lo penso anche io, modestamente, soprattutto con un insegnante brava come te!”

“Grazie Alex, ma non sconsolarti. A Parigi ci sono tante buone scuole di ballo che potresti frequentare. E poi, stai allegro: sai quante gnocche ci sono a Parigi? Scommetto che ti basterà pochissimo tempo per trovare quella giusta per te!”

“Sì, lo so. Ma, nel frattempo che la trovo, posso continuare a segarmi pensando a te, come ho fatto da quando ci conosciamo?”

“Amore, sono scoppiata in una risata fragorosa. “Ma guarda che sfacciataggine ha questo qui!”, ho pensato.”

“Fai tanto l’imbranato, ma lo sei o ci fai? Non me la racconti giusta, furbetto… La tua non sarà mica una tattica?”

“Alex si è messo a ridere. Mi ha posatoo una mano sulla coscia e mi ha detto: “Sai, ho di nuovo il pisello duro…”

“Scusami, amore. Ma per poterci credere, dopo la mega sborrata che gli avevo fatto fare un’ora prima, non ho potuto evitare di mettergli una mano sul pacco, per vedere se era vero o se mi stava prendendo in giro.”

“Ah brava!” le dissi, “Recidiva! E come lo aveva?”

“Era vero! Lo aveva di nuovo durissimo!”

“E quindi, cosa hai fatto?”

“Niente, ma il fatto che ci saremmo persi di vista a causa del suo trasferimento, mi ha dato un dispiacere, anche perché penso che, in ogni caso, sarebbe potuta nascere una bella amicizia, senza altri secondi fini, ovviamente. Perciò gli ho tenuto la mano sul pacco, ma senza muoverla o stringergli il pisello. Non avevo intenzione di masturbarlo ancora.”

“E lui? Se ne è stato lì con la tua mano, immobile sul pacco, senza fare niente?”

“Non ha fatto niente. Non mi ha nemmeno toccata, eccetto per la mano che mi ha tenuto sulla coscia e che mi accarezzava appena.”

“Quindi siete arrivati alla tua macchina al parcheggio…”

“No, amore. Nel frattempo, ha dovuto fare una sosta…” Di nuovo la vocina sdolcinata di Monica, quella vocina che fa quando sta per raccontarmi qualcosa di porcello…

“Quale sosta? Doveva fare benzina?”

“Amore, ad un distributore ci siamo fermati… Ma non proprio alla pompa…” E sbatté gli occhioni mandrilli…

“E dove?” domandai io, sempre più curioso.

“Cioè… La pompa centra, ma non quella di benzina…” e sbatté ancora gli occhioni…

Avevo capito dove stava andando a parare, per cui il cazzo mi si era di nuovo indurito e, senza tanti preamboli, lo tirai fuori di nuovo dai pantaloni. Monica, quasi come un automa, me lo prese e iniziò a segarlo nuovamente, proseguendo il suo racconto.

“Si è fermato a fianco del gabbiotto, vicino al tunnel dell’autolavaggio che, però, era chiuso. Gli ho detto: “Ma non devi fare benzina? O devi fare pipì?”

“Macché! Ha spento la macchina e ha tirato fuori il suo pisello, mentre io lo guardavo con un punto di domanda stampato sulla faccia.”

“Mi lasceresti un ultimo tuo ricordo prima della mia partenza?” mi ha domandato con un candore stupefacente.”

“Quale ricordo? Non ti basta portarti in Francia il ricordo del segone che ti ho appena fatto e il mio permesso di masturbarti pensandomi, fino a quando non ti troverai una ragazza?” gli ho chiesto allibita.”

“E lui: “Ti prego Monica, un ultimo ricordo…” Al che, mi ha messo una mano dietro la schiena e mi ha fatta chinare sul suo pisello…”

“Ma dai…” la interruppi, “ma che sfacciataggine…”

“Davvero, amore!”

“E quindi, come hai reagito?”

“E… Come ho reagito… Ho reagito a modo mio…”

“Lo so che non ti fai mai cogliere impreparata…”

“Appunto, amore. Non volevo farmi trovare impreparata… Infatti, prima che le mie labbra arrivassero a toccargli la cappella, mi sono affrettata ad inumidirle bene…”

A quella sua incredibile e inattesa ironia, secondo me involontaria, scoppiai in una sonora risata.

“Vai avanti…” dissi, e intanto riprese a segarmi…

“Ho dovuto appellarmi a tutte le mie capacità di apertura mandibolare, per poterglielo prendere in bocca. Una volta entrato, ho iniziato a pomparlo dolcemente, alternando risucchi più o meno profondi con un po’ di frullate di lingua. Ero comunque un po’ stanca, data l’ora e quello che avevamo già fatto, e temevo di sembrargli un po’ svogliata. Per cui, ho accelerato il ritmo. Nell’abitacolo echeggiava il rumore dei miei risucchi. Mi sono accorta che il respiro di Alex si faceva più frequente. Era buon segno: si stava avvicinando alla sborrata. Meno male, iniziava a farmi male la mascella per la potenza che mettevo nelle pompate. Alex, anche durante il pompino, come nella sega precedente, non ha proferito alcun suono. Ho voluto prendermi una piccola pausa prima dell’apoteosi finale, per cui ho interrotto la succhiata e gli ho detto: ‘‘Spero che tu non te la sia presa, quando prima ti ho fatto venire contro la tua volontà. Non volevo importi nulla, ma tu mi hai sfidata…”

“Non pensarci nemmeno, cara. Sei stata meravigliosa e non mi è nemmeno passato per la mente quello che mi stai dicendo.”

“Grazie, ora sono più tranquilla. Comunque, adesso vieni quando vuoi tu. Quando mi accorgerò che sarai prossimo alla sborrata, farò del mio meglio per farti fare una bella goduta, ma non ti forzerò il momento.”

“Ho così ripreso il pompino, aiutandomi anche con la mano, segandolo un po’ e solleticandogli le palle…”

Durante tutto il racconto, Monica mi segava in modo sempre più metodico, non tralasciando alcuna delle sue tecniche masturbatorie che mi avrebbero presto portato ad un’altra spruzzata memorabile, ma speravo di resistere almeno fino alla descrizione della venuta di Alex. Comunque, non le chiesi di spompinare anche me, dato che, in primis, non desideravo che interrompesse la sua narrazione, e poi perché capivo che oramai era stanca e non volevo affaticarla ulteriormente.

“Il respiro di Alex si è fatto ancora più affannoso e ho compreso che non gli mancava molto ad esplodere, ma, proprio perché non volevo impormi, aumentavo il ritmo delle pompate e la velocità della lingua solo dopo aver percepito che fosse lui ad averne bisogno per raggiungere il suo godimento. Ad un tratto, mi è balenato nella mente che non avevo più fazzolettini: il pacchetto nuovo l’avevamo usato tutto per ripulire la sua precedente sborrata, e anche lo straccio della macchina, che aveva utilizzato per ripulire i sedili, era completamente intriso del suo seme, quindi inutilizzabile…”

“Certo che ti si è presentato un bel problema…” osservai ironicamente.

“Eh sì… Non avevo altra alternativa che ingoiare tutto. Perché farlo venire solamente in bocca e fargli colare la sborra lungo l’asta, non avrebbe certo risolto il problema, anzi… Mentre ero presa da queste riflessioni, era arrivato il momento di svuotare per bene le palle di Alex, in quanto, per una volta, è riuscito a proferire parola e mi ha detto che stava venendo. Gli ho impugnato ancora più fermamente il pisellone, ho aumentato la velocità delle pompate e delle segate al massimo delle mie possibilità, così che, dopo qualche istante, è esploso in una sontuosa sborrata, accompagnata da un sonoro ‘Ahhh’ che gli proveniva dal profondo del suo corpo, attraversato da un orgasmo devastante… Hai presente come succede anche a te, quando ti sembra di perdere i sensi, tanto ti faccio godere?”

“Sì, amore. Come potrei dimenticare tutto il piacere che mi dai quasi quotidianamente?”

“Amore, ti lascio immaginare la mia bocca che non riusciva a contenere tutto lo sperma che mi stava scaricando dentro. Sai che sono abile nel gestire le sborrate ma, in questo caso, la quantità di crema era così abbondante che, nonostante mi fossi affrettata ad ingoiare già dalla prima schizzata, quelle che seguirono erano così copiose e in sequenza così veloce che sono stata costretta, inevitabilmente, a farla colare fuori dalla bocca, altrimenti sarei sicuramente soffocata.”

Non seppi resistere ulteriormente alla descrizione di Monica e lei percepì chiaramente la mia imminente eiaculata. Accelerò il ritmo della sega, e non passarono più di due secondi che esplosi copiosamente nella sua mano che continuò a muovere vigorosamente, per soddisfarmi fino in fondo.

“Bravo, amore… Ma quanta ne hai fatta ancora?” disse realmente sorpresa.

Non risposi, le sorrisi e lei continuò.

“Quando Alex ha finito di svuotarsi, ho proseguito a leccarglielo per ripulirlo bene e ho continuato ad ingoiare. Lui, nel frattempo, è rimasto immobile e, per un momento, mi è parso persino svenuto. Poi si è ripreso e, accarezzandomi i capelli, mi ha detto: “Grazie. Serberò questo come il mio miglior ricordo di sempre. Non lo dimenticherò mai.”

“Mi sono staccata dal suo pisello e mi sono messa a sedere composta, accavallando le gambe. Mentre lui si riassettava i pantaloni e alzava il sedile, io cercavo di ripulirmi le labbra e le dita impiastrate, leccandole e ingoiando ancora. Alex si è fermato a guardare, a bocca aperta, la scena di suprema porcaggine che gli stavo offrendo. Mi sono voltata verso di lui, l’ho fissato dritto negli occhi e mi ha detto: “Anche questo non me lo scorderò mai!”

“Io ho replicato: “Alex, cerca invece di ricordarti che è ora di riportarmi a casa, perché la serata, per te, è quasi conclusa. Invece, per me, è solo a metà in quanto, ricordati anche questo, ho il mio adorabile marito ancora da soddisfare, raccontandogli tutto quello che è successo con te e che, quando l’ho salutato oggi pomeriggio, aveva un pisello così pieno che non si accontenterà certo di una sveltina, ma vorrà che lo soddisfi almeno un paio di volte. Quindi Alex, abbi pietà,” conclusi scherzosamente, “e riportami a casa in fretta!”

“Allora, amore. Cosa ne dici della mia serata? Mi merito che, finalmente, ora ce ne andiamo a nanna?”

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