La gita in motoscafo (l’iniziazione di un verginello)
La gita in motoscafo: Nora seduce il suo giovane e vergine attendente su una splendida isola tropicale, e lo inizia ai piaceri del sesso.
Il giorno successivo all’arrivo della LightStream a Grand Bahama, mi svegliai di buon’ora. Quella sarebbe stata una giornata molto impegnativa.
Dopo la prima colazione, convocai nel mio ufficio Luca Pedrini.
“Buongiorno comandante, è permesso?”
“Buongiorno Luca, entra pure, accomodati, come stai?”
“Molto bene, grazie comandante.”
“Immagino che sarai molto curioso di conoscere il motivo per il quale ti ho fatto convocare.”
“In effetti: non vorrei che lei se la fosse presa per quello che ho lasciato nella sua cabina. Anzi, desidero scusarmi subito se ciò l’avesse offesa o…”
Non lo lasciai concludere: “Ma stai scherzando? Anzi, sono io a doverti ringraziare per un gesto così carino, specialmente se fatto da un ragazzo giovane come te. Anche se sono il tuo comandante, sono pur sempre una donna che apprezza la gentilezza e la galanteria, ormai sempre più rare.”
“La ringrazio comandante, le sue parole mi danno molto sollievo.”
“Sarai felice anche di ciò che sto per comunicarti. Dato che ho avuto un’ottima impressione sulla tua persona e sulla tua professionalità, t’informo che, sempre che la cosa sia di tuo gradimento, per te avrei trovato un incarico più confacente al tuo background di studi. Ti ho segnalato al nostro capo chef, il signor Philippe, che ha bisogno di un collaboratore preparato da inserire nel suo staff. Cosa ne pensi?”
“Oh, comandante, ma è fantastico! Pardon… Ne sarei veramente felice. Accetto molto volentieri.”
“Molto bene. Comunico subito alla mia assistente che ricoprirai il nuovo incarico. Ti farà piacere sapere che ciò comporta anche un discreto aumento del tuo stipendio. Domani ti metterai in contatto con Marzia per i dettagli burocratici, ma oggi avrei bisogno delle tue competenze per fare un po’ di acquisti. Te ne intendi di aragoste e pesce in genere?”
“Sì, comandante, da Gualtiero Marchesi abbiamo fatto diversi stage per riconoscerne la qualità o eventuali problematiche.”
“Perfetto, allora oggi mi accompagnerai a terra da qualche fornitore, per aiutarmi a scegliere gli approvvigionamenti richiestimi dal tuo nuovo capo. Ci troviamo tra mezz’ora al ponte dei tender.”
“Molto bene, comandante, a dopo.” Mi salutò raggiante e uscì lesto dal mio ufficio.
Come molti yacht di lusso, ben più piccoli della nave che comandavo, la LightStream era perfettamente attrezzata per far trascorrere vita di mare ai suoi passeggeri, senza che dovessero necessariamente sbarcare. Lo specchio di poppa era dotato di un enorme portello che si apriva, fino ad arrivare a pelo dell’acqua, diventando così un grandissimo bagnasciuga, attrezzato di sdraio, scivoli e altre amenità da parco acquatico, dove si poteva prendere il sole e tuffarsi in mare.
Sulla murata di dritta, un altro grande portellone celava un vero e proprio porticciolo che ospitava varie tipologie di tender e lance, necessari per sbarcare gli ospiti sulla terraferma, moto d’acqua e alcuni potenti motoscafi per praticare lo sci nautico, tra i quali quello riservato alle necessità di servizio del comandante e degli ufficiali che ne avevano titolo.
Come ogni mattina che non eravamo in navigazione, le attività sulla nave fervevano: c’erano i gruppi che sbarcavano per le escursioni, molti ospiti preferivano utilizzare il servizio di elicotteri e l’andirivieni di lance e altre imbarcazioni, che facevano la spola tra la mia nave e la costa, era continuo. Per non parlare delle altre attività di bordo: palestre, piscine, piste per il jogging, negozi, casinò e intrattenimenti vari erano un brulicare di crocieristi e di personale.
Essendo parecchio allergica a tutta quella confusione, non vedevo l’ora di sbarcare anch’io.
Sbrigata ancora qualche incombenza pratica, lasciai il mio ufficio e mi trasferii al ponte dei tender, dove Luca Pedrini mi stava attendendo.
Già da lontano, mi sembrò avere un misto di eccitazione e di nervosismo; passeggiava inquieto, osservando distrattamente l’andirivieni di persone e mezzi da sbarco. Gli arrivai vicino, mentre mi dava le spalle e, con voce squillante, esclamai: “Eccomi!”
Lui si voltò di scatto e rimase imbambolato, vedendo il mio ampio sorriso e i miei occhi scintillanti.
“Sei pronto?” gli chiesi con entusiasmo.
“Certamente, comandante.” rispose timidamente.
“Non stai bene? Qualcosa non va?”
“No, comandante, va tutto bene. Mi scusi, ma sa che sono timido, e un’uscita con lei è per me un’occasione veramente speciale…”
“Su, rilassati. Dai, che ci passiamo una bella mattinata in giro per l’isola!”
Lo precedetti e andai decisa verso l’ormeggio del motoscafo, preparato dagli addetti che avevo chiamato poco prima dal mio ufficio.
Salimmo a bordo solo noi due, poiché la mia assistente e il responsabile della cambusa erano già a terra per altre commissioni.
Accesi i motori della potente imbarcazione, un addetto sciolse l’ormeggio e, dopo poche e rapide manovre, stavamo già allontanandoci velocemente dalla LightStream, puntando verso il porto, dove ci aspettavano i nostri collaboratori.
Il grande scafo volava sull’acqua color smeraldo e, finalmente, potevo assaporarmi la sensazione di libertà che t’infonde l’avere il vento nei capelli.
Il mio compagno di viaggio, anche se per tutta la breve attraversata rimase completamente in silenzio, aveva abbandonato il suo nervosismo e sprizzava ammirazione per il suo bellissimo comandante che pilotava con disinvoltura quel potente mezzo.
Arrivammo in prossimità del porto turistico: gli dissi di piazzare i parabordi e di prepararsi all’ormeggio.
Terminate le nostre commissioni sulla terra ferma, ritornammo al porto e riprendemmo il nostro motoscafo. Quando fummo distanti circa mezzo miglio dalla costa, mi ricordai di un isolotto disabitato, situato a breve distanza, dove il mare era veramente magico e la vegetazione lussureggiante.
Il fragore dei motori e lo sciabordio delle onde mi costrinsero a tenere un tono di voce alto, con cui ruppi il silenzio: “Ti sei portato il costume da bagno?”
“Come dice, comandante?”
“Il costume da bagno, lo hai portato?”
“Ehm, no, comandante. Avrei dovuto?”
“Eh sì, non lo avevo previsto ma, se non ti dispiace, io avrei voglia di farmi una bella nuotata. Tu no?”
“Sono imbarazzatissimo a doverglielo dire, comandante, ma io non so nuotare.”
Scoppiai in una sonora risata: “Accidenti, vieni a lavorare su una nave e non sai nuotare?”
Mi guardò sconsolato, così lo rincuorai: “Dai scusami, non volevo metterti a disagio, però devi promettermi che, nel tuo tempo libero a bordo, qualche lezione di nuoto inizi a prenderla, ok?”
“Va bene comandante, lo considero un suo ordine.”
“Bravo ragazzo. Per oggi ci penso io.”
Rimase per un po’ con lo sguardo interrogativo e non disse più nulla, fino a quando non arrivammo in prossimità della meravigliosa spiaggia che conoscevo.
Spensi i motori a poche decine di metri da riva e calai l’ancora, poi distesi la scaletta sullo specchio di poppa.
“Dai, cosa aspetti? Spogliati.” gli dissi con tono sbrigativo.
“Ma io non so nuotare…” replicò.
“Da quando è necessario saper nuotare, per togliersi i vestiti?”
Intanto mi stavo sfilando i pantaloni della divisa e lui rimase nuovamente con lo sguardo incollato al mio corpo.
“Non ti ho appena detto che devi vincere la timidezza? Quindi… Ma, se non te la senti o ti vergogni, non ti voglio obbligare. Anzi, facciamo una cosa: fino a quando non torniamo a bordo, non sono il tuo comandante, sono solamente la tua amica Nora e, credimi, avermi come amica è molto meglio che avermi come comandante.”
Il ragazzo sembrò convinto e prese a spogliarsi anche lui.
Mi tolsi camicia e reggiseno, rimanendo solo con il mio tanghino di lycra bianca e la mia invidiabile abbronzatura.
Lui mi osservò ancora per un attimo, poi si girò dandomi le spalle.
“Ti metto in imbarazzo? Dai che mi hai già vista mezza nuda solo ieri. Dai, Luca, vinci la timidezza. Guardami!”
Si voltò e mi squadrò dai piedi, risalendo lentamente tutto il mio corpo, fino a quando i nostri occhi s’incrociarono.
Ci aprimmo contemporaneamente in un ampio sorriso.
Notai il suo pisello già barzotto nei boxer blu, ma non glielo feci capire. Dovevo lavorarci ancora un pochino, prima che si lasciasse andare spontaneamente. Non volevo forzarlo oltre.
“Allora, vado in acqua per prima, poi scendi tu e, mentre nuoto verso riva, ti tieni aggrappato alla mia schiena. Pensi di poterlo fare?”
“Ehm, credo di si comand… Ehm, Nora.”
“Bravo, allora andiamo!”
Spiccai un bel salto e mi tuffai. La temperatura dell’acqua era meravigliosa. Quando riemersi, si era già calato, restando attaccato alla scaletta. Diedi qualche bracciata arrivandogli vicino e lui si aggrappò a me, o meglio, provò ad aggrapparsi, ma ebbe molta esitazione nel momento del contatto con la mia pelle.
“Ehi, ma non andiamo mica bene! Ti devi attaccare saldamente. Non vorrai che ti debba venire a pescare sul fondo?”
“Hai ragione, scusami, ma capisci che…”
“Cosa devo capire?”
“Beh, mi vergogno a dirlo ma, anche se ho già vent’anni… Vedi… Io… Io non ho mai toccato una donna, ecco.”
Non risi, perché, a pensarci bene, non c’era proprio niente da ridere, e poi non volevo demolire quel poco di coraggio che ero faticosamente riuscita a infondergli fino ad allora. Così mi avvicinai ancora, allungai un braccio con il quale gli cinsi la schiena, mi tirai verso di lui, che con una mano si teneva ancora alla scaletta, e incollai il mio corpo al suo.
Gli misi una mano dietro la testa e gli piazzai un bel bacio con mezza lingua tra le sue labbra. Sentii la sua erezione scattare istantaneamente.
Gli presi la mano che aveva libera e gliela piazzai su un seno, dicendogli, con voce dolce: “Da adesso, non potrai più dire di non aver mai toccato una donna. Allora, ti basta per farti tornare il coraggio?”
“Credo proprio di sì.” rispose sorridendo.
“Ok, allora non perdiamo tempo.”
Si aggrappò a me, tenendo un braccio nell’incavo della mia schiena e, dopo pochi minuti, arrivammo vicini alla riva.
Io già toccavo il fondo, grazie alla mia statura, ma Luca, che era alto più o meno un metro e sessantacinque, annaspò un pochino, così gli afferrai una mano e lo accompagnai, tenendolo a galla ancora per qualche metro.
Anche se ora eravamo quasi sul bagnasciuga, nessuno di noi due accennò a staccare la propria mano da quella dell’altro.
Arrivammo sulla sabbia asciutta ed io mi buttai su di essa per goderne il calore.
Luca fece lo stesso, atterrando al mio fianco a pancia in giù. Ci guardammo dritti negli occhi, mentre i suoi capelli gocciolavano sul suo viso ancora un po’ acerbo.
In quegli attimi, mi chiesi seriamente se non fosse inopportuno quello che desideravo ardentemente, e nemmeno mi capacitavo di avere interesse sessuale per un uomo con la metà dei miei anni. Avrei potuto essere la sua mamma, ero il suo capitano, inarrivabile per tutti tranne che per quelli che decidevo io.
E poi avevo sempre quel dannato timore che i miei amanti si innamorassero di me, perché capitava spesso, e poi erano casini e rotture di palle infinite con quelli, ed erano tanti, che non si rassegnavano ad avermi avuta una sola volta.
Ormai, consideravo questo timore la mia piccola maledizione, una sorta di pegno da pagare, in cambio della mia bellezza, della mia libertà e del mio privilegio di potermi fare praticamente qualsiasi uomo o donna volessi.
Presi la decisione e dissi al mio giovane compagno: “Devi promettermi, anzi, giurarmi che ciò che è successo prima e qualsiasi cosa accadrà oggi non li riferirai a nessuno, e che rimarrà per sempre un segreto nei nostri cuori. Siamo intesi? Te lo sto chiedendo come tua amica, non come tuo comandante.”
“Te lo giuro Nora, non sarò mai così stupido o vigliacco da tradire la tua fiducia e la mia parola di gentiluomo.”
“Bravo, è quello che mi aspettavo di sentire dalla bocca di un ragazzo come te. Adesso possiamo baciarci e fare tutto ciò di cui avremo voglia.”
Protesi le braccia nella sua direzione. Lui strisciò sulla sabbia venendo verso me, abbassò la testa e trovò le mie labbra socchiuse e vogliose ad attendere le sue. Ci baciammo a lungo. Nel frattempo, lui si comportò come un vero gentiluomo, non azzardando alcun toccamento.
Ero deliziata di essere sul punto di fare l’amore con un giovane completamente vergine; l’avrei fatto ‘con moderazione’, ossia, senza praticare quelle porcaggini nelle quali mi lasciavo trascinare dalla mia libidine e dalla mia spregiudicatezza, perché desideravo che il ragazzo le scoprisse e le esplorasse nel corso della sua vita, man mano che la sua esperienza sarebbe cresciuta, magari con qualche sua coetanea. Al momento, ero già molto felice di avergli donato la fortuna di farlo, per la prima volta, con qualcuno che avrebbe ricordato per sempre.
Presi l’iniziativa: lentamente interruppi il bacio, lo guardai con dolcezza e gli chiesi: “Ti va di esplorare un po’ il mio corpo?”
Al che gli presi una mano, la portai sul mio seno e lo guidai a toccarlo e a dedicarsi ai miei capezzoli, che svettavano in cima a quelle invitanti colline, poi gliela portai sulla mia pancia, dove mi accarezzò intorno all’ombelico. Infine, gli dissi: “Adesso fai tu…”
Chiusi gli occhi e mi godetti il lentissimo movimento che accompagnò la sua mano verso il mio ventre e poi sul mio pube, dove indugiò a lungo senza più muoverla. Lo incoraggiai scostando un po’ le mie cosce e lui recepì l’invito, affondando le sue dita nel mio solco intimo.
La sua inesperienza e la sua ingenuità, invece di esasperarmi, come avrebbe potuto essere con un uomo più maturo, mi eccitarono a dismisura, tant’è che ebbi un orgasmo repentino che mi richiese un profondo respiro e interruppe il duello che le nostre lingue stavano ingaggiando.
Mi guardò con espressione interrogativa e incerta, così gli sussurrai: “Bravo, hai provocato il tuo primo orgasmo.”
Lui mi sorrise ed io mi godetti, per un paio di minuti, quell’enorme sensazione di benessere e di serenità che mi pervasero subito dopo. Quindi, mossi la mia mano alla ricerca del suo membro che, attraverso i suoi boxer, sentii essere durissimo e di buone dimensioni.
Glielo manipolai un pochino, poi gli chiesi di sfilarseli. Lui eseguì e tornò nella sua posizione precedente, in modo che potei iniziare a segarlo dolcemente, mentre lui proseguiva nella scoperta del mio sesso.
Avevo voglia del suo pene dentro di me, così lo presi per i fianchi, invitandolo a venirmi sopra. Allargai ancora le mie gambe e lo accolsi tra di esse, aiutandolo a mirare la sua vogliosa meta. Iniziò a scoparmi lentamente e a gustarsi il primo amplesso della sua vita.
Lo tirai verso di me per abbracciarlo. Il calore del suo corpo era perfino maggiore di quello del sole. Percepivo il suo respiro e il battito vivace del suo cuore; tutto ciò mi dava una felicità fin più grande e appagante del piacere sessuale che mi stava profondendo con il suo cazzo vigoroso.
Ebbi così il mio secondo orgasmo, durante il quale, istintivamente, contrassi i miei muscoli vaginali. La forte e improvvisa stretta attorno al suo pisello lo fece eiaculare istantaneamente. Mi sembrò volersi ritrarre, ma lo trattenni dentro di me con ancora più forza e mi lasciai riempire da un fiume di sperma che sentivo schizzare con grande potenza. Mi guardò amorevolmente e ricambiai con occhi scintillanti, pieni di sensualità.
Riprese a baciarmi e non accennò minimamente a fermarsi; continuò imperterrito i suoi lenti ma costanti affondi. Anche se ero già pienamente soddisfatta, volli farlo sfogare per bene, così mi lasciai scopare ancora, fino a quando non venne nuovamente.
Dopo che si fu svuotato, lo tenni abbracciato a me ancora per un po’. Sentii il suo membro tornare pian piano a riposo, a cui si accompagnò il defluire della sua crema dalla mia vagina.
Lentamente, lo feci spostare al mio fianco, mi alzai e mi diressi verso l’acqua, dove mi tuffai per rinfrescarmi e lasciar scolare il suo abbondante succo.
Lui mi seguì e scherzammo un pochino, lanciandoci qualche spruzzo d’acqua. Il nostro gioco ruppe piacevolmente la tensione sessuale. Sembravamo quasi due bambini la prima volta che vedevano il mare.
“È ora di rientrare, ci aspetta una serata molto impegnativa, dove dovremo dare il meglio di noi stessi.” dissi.
Così, attesi che mi si avvicinasse e nuotai verso il motoscafo, con lui abbracciato come all’andata, ma questa volta ben più saldamente.
Dopo esserci asciugati e rivestiti, accesi i motori e feci rotta verso la LightStream che, poco dopo un promontorio, ci apparve placidamente ancorata, in tutta la sua grandezza, maestosità ed eleganza, dove le attività balneari e di bordo fervevano come quando la lasciammo.
Il personale di bordo ci aiutò a ormeggiare il motoscafo, ci allontanammo un po’ e, quando fummo al riparo da possibili sguardi, mi fermai. Gli diedi ancora un bacio e lo guardai, prima con dolcezza, poi un po’ più severa. Portai l’indice della mano destra davanti al mio naso a simboleggiargli “Silenzio!” e lui rispose con il gesto del giuramento, ripetuto tre volte.
Gli diedi una tenera carezza al viso, quindi mi allontanai, con passo deciso, verso uno degli ascensori che mi avrebbero condotta al ponte di comando.
Questo racconto è tratto da “Nora, una donna al comando”.
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