Il nuovo sexy giardiniere
Il nuovo sexy giardiniere: Nora affida la manutenzione della sua nuova casa ad un bellissimo e muscoloso ragazzo, molto bravo nel suo lavoro, ma anche nel sesso.
Il mattino mi svegliai di buon’ora, mi truccai accuratamente, acconciai per bene i capelli e indossai il mio tailleur giallo che, ormai, era meritatamente assurto al rango di mio portafortuna. Quando fui pronta, mancavano ancora un paio d’ore all’appuntamento per la casa.
La colazione mi fu servita dal paffuto e sorridente signor Fournier che si complimentò per la mia automobile, aggiungendo che non ne aveva mai vista una così dal vero. Poi, vinto dalla curiosità, azzardò qualche affermazione indagatoria: “Certo che le ha fatto un bel regalo suo marito…”
“Non sono sposata e nemmeno fidanzata.” replicai, ma nella mia mente si aggiunse, involontariamente, “Purtroppo…”
Ma che diavolo significava quel ‘purtroppo’, che si era accodato clandestino al mio pensiero? Trasalii e mi venne un brivido che dovetti accantonare, per continuare a dare ascolto al mio interlocutore, cordiale ma impiccione: “Allora deve fare un bel lavoro per possedere un’auto così…”
“Sono il comandante di una nave da crociera.” replicai, e lui proseguì, sempre più curioso: “Ma qui siamo distanti dal mare…”
“Sono da queste parti per comprare casa.”
“Lei ha fatto un’ottima scelta, mademoiselle. Questa è una delle zone più belle della Francia. Vedrà che si troverà bene. Ha già visto la casa?”
“Ho visionato solo delle fotografie, ma credo che sia quella giusta. Tra poco andrò a visitarla…”
“Ah, bene. Le faccio i miei migliori auguri. Se poi avesse bisogno di fare manutenzione al giardino o alla piscina, mio figlio è un vero mago per questo tipo di lavori. Se ha un attimo di pazienza, glielo presento.”
Gli sorrisi e lo lasciai fare. Lui si allontanò a chiamarlo: “Hervé, Hervé, vieni un attimo, ti devo presentare una persona… “
Dopo un minuto riapparve, seguito da un marcantonio di ragazzo: alto, con i capelli castani ricci che, sopra la sua intensa abbronzatura, sembravano quasi biondi, vestito con un paio di jeans vissuti e un gilet di tela beige sgualcito che portava aperto, mostrando un petto e un addome muscolosi e ben disegnati.
“Mio Dio, che manzo!” pensai.
Il ragazzo si avvicinò e mi porse la mano, restando in silenzio. Era evidentemente impacciato e sorpreso nel vedermi. Era rimasto fulminato dalla mia bellezza, come lo fui io dalla sua mascolinità.
Il padre gli spiegò chi ero e perché mi trovavo lì. Mi feci dare il suo numero di telefono, spiegandogli che, se avessi avuto necessità, lo avrei sicuramente chiamato e che la gentilezza di suo papà era per me un’ottima referenza. Riuscii così a strappargli un sorriso e a togliergli un po’ di timidezza.
Era arrivata l’ora di avviarmi per incontrare gli incaricati dell’agenzia immobiliare.
L’appuntamento era davanti al cancello della villa. Quando arrivai, i due erano già sul posto e rimasero sorpresi nel vedermi arrivare, abbastanza velocemente, alla guida della mia splendida e imponente Bentley cabriolet.
“Buongiorno!” esclamai con voce allegra, appena mi fui fermata, aggiungendo un cenno con la mano. Scesi dalla macchina, mi tolsi gli occhiali da sole e i due si guardarono nuovamente increduli, venendomi incontro titubanti.
“Buongiorno!” esclamai nuovamente.
Loro risposero timidamente, non ancora sicuri che fossi la persona che stavano aspettando.
Uno di loro azzardò: “Siamo in attesa del comandante Drake…”
“Molto piacere.” risposi sorridendo. Si guardarono ancora. L’altro disse: “Ci deve scusare, ma nella scheda abbiamo letto che il possibile acquirente sarebbe un comandante della marina mercantile, quindi ci aspettavamo arrivasse un signore. È forse suo marito?”
“Dannata mentalità maschilista!” pensai, ma mi trattenni. M’interessava arrivare a concludere la trattativa dell’acquisto senza tensioni, così replicai ironica: “Spiacente, invece di un austero gentiluomo, questa volta dovrete accontentarvi di una bella biondona. Sono io il comandante Nora Drake.”
“Oh, signora, pardon, comandante, ci perdoni. Siamo veramente costernati, non volevamo…” disse uno dei due, con l’aria di quello che avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna.
Non lo lasciai terminare: “Non si preoccupi, siete perdonati. Posso comprendere la vostra sorpresa, ma non chiamatemi comandante, vi prego! Piuttosto, ora possiamo dare un’occhiata alla proprietà?”
Si guardarono ancora stupefatti, quindi azionarono il cancello motorizzato e mi precedettero lungo il vialetto che attraversava il grande giardino, già parzialmente piantumato, e conduceva davanti all’ingresso principale della villa.
La costruzione era splendida: il progetto aveva sapientemente integrato un’architettura moderna con gli elementi tipici della tradizione provenzale. Non essendo mai stata abitata, avrei avuto ampio margine per personalizzare molti aspetti.
Visitammo tutta la proprietà, circondata da pini marittimi, che comprendeva anche una bellissima piscina e una piccola dependance da adibire a studio o ad hospitality.
La trattativa sul prezzo fu un pochino estenuante, ma ai due riuscii a strappare quasi tutte le mie richieste, sebbene fossero piuttosto pretenziose.
So come usare il mio fascino con gli uomini, sono sempre stata consapevole della sua potenza e ne ho sempre approfittato. In fondo, se la Natura me ne aveva fatto dono così generosamente, un motivo doveva esserci nel suo Grande Disegno: la Natura non sbaglia mai.
Feci loro presente che avevo ancora pochi giorni a disposizione per sbrigare la parte burocratica e ottenni di avere, nel frattempo, le chiavi per visitare la casa con il personale che avrebbe dovuto effettuare i primi lavori, che mi avrebbero consentito di insediarmi velocemente, prima della mia partenza per la Florida.
Infine, ci salutammo e lasciai che si allontanassero.
Salii in macchina e composi il numero di Hervé: “Buongiorno Hervé, sono Nora, la vostra ospite del B&B… Senti, possiamo darci del tu? Sono davanti alla villa che sto acquistando. Riusciresti a fare un salto qui, per vedere un po’ di lavori che vorrei affidarti? … Bene, tra una mezz’ora, dici? Perfetto caro, allora ti mando un messaggio con l’indirizzo esatto e ti aspetto… Grazie a te, a dopo.”
Il ragazzo, al telefono, mi parve più sicuro di sé. Lo attesi con trepidazione perché, oltre ad avere una certa fretta di spiegargli i lavori, avevo anche una grande voglia di scoparmelo. Era troppo bello e il mio desiderio di cazzo troppo impellente per indugiare.
Feci un rapido check-up del contenuto della mia borsetta e, con sollievo, trovai quanto di più indispensabile mi sarebbe servito da lì a poco: profilattici, fazzolettini e gel lubrificante, se le sue dimensioni fossero state oltre quelle che speravo.
Dopo una quarantina di minuti, finalmente, vidi arrivare il suo furgoncino. Il cuore iniziò a battermi forte e l’eccitazione a salirmi a livelli stratosferici: da sola con un bellissimo sconosciuto di cui potevo anche avere una certa fiducia. Che cosa chiedere di meglio?
Parcheggiò davanti alla mia auto, scesi e gli andai incontro. Gli strinsi la mano e iniziai ad accennargli le mie idee circa le priorità degli interventi. Poi, mi aiutò con le chiavi e riuscì ad aprire il cancello carraio, così portammo dentro i nostri mezzi.
Gli feci notare che gli impianti della piscina dovevano essere controllati minuziosamente, e questo andava fatto entro un paio di giorni, in modo che eventuali problemi potessero essere quantificati, prima che firmassi il contratto di acquisto.
Facemmo una completa ricognizione e lui fu molto zelante nel prendere nota di tutti i dettagli e a darmi consigli su alcuni interventi.
Quando ritenni che avessimo visto tutto, abbandonai il ruolo della cliente esigente ed entrai in quello della donna sensuale.
Gli chiesi di lui, di ciò che gli piaceva fare nel tempo libero e dei suoi interessi. Aveva ventisette anni, non aveva un legame sentimentale fisso e sognava di farsi una famiglia. Era un bravo ragazzo di campagna, semplice, genuino e gentile, forse non così consapevole di essere molto attraente.
Glielo feci capire io, cogliendolo alla sprovvista, mentre era intento a osservare un serramento che non chiudeva bene. Si girò verso di me per spiegarmi il problema che ignorai completamente, avvicinando la mia bocca alla sua e fermandomi a pochi centimetri. Lo guardai dritto negli occhi, facendo sprizzare scintille dai miei, quindi tolsi quei pochi centimetri che ancora ci separavano e incollai le mie labbra alle sue.
Rispose con ardore, abbracciandomi vigorosamente con le sue enormi braccia. Sapeva dosare sapientemente forza e dolcezza. Appoggiai le mani sui suoi glutei e lo tirai a me, per sentire meglio la sua virilità contro il mio ventre.
Da ciò che percepii attraverso i suoi jeans, la mole del suo cazzo era perfettamente proporzionata a quella del suo corpo. Fui pervasa da una grande felicità, pregustandomi ciò che mi aspettava e di cui la mia ardente vulva necessitava con esasperante impazienza.
Mi baciava con trasporto ed io ricambiai, offrendogli generosamente la mia bocca.
Mi sentivo divampare, così mi tolsi la giacca del tailleur. Indossavo una leggera e aderente canotta che rendeva molto evidente la mia splendida quarta misura. Lui non osava toccarmi i seni, così lo incoraggiai, sfilandogli il gilet e maneggiando i suoi massicci pettorali.
Finalmente, si decise ad aggrappare le sue forti mani alle mie tette e certo non si risparmiò in palpate e pastrugnamenti.
Le nostre bocche si stavano divorando, ero in un bagno di sudore per l’eccitazione e per il caldo opprimente del primo pomeriggio, così interruppi per un attimo il nostro amplesso orale per sfilarmi i pantaloni e invitarlo a togliersi i suoi.
Rimasta con indosso solo il mio minuscolo perizoma di pizzo bianco, mi lasciai ammirare dai suoi occhi che rivelavano tutta la sua incredulità di essergli capitata per le mani una tale bellezza.
Intanto, anch’io mi stavo gustando la visione del suo slip, gonfiato a dismisura dal suo enorme membro, ancora raccolto al suo interno.
Tornai verso di lui e mi ci avvinghiai nuovamente. Data la mia statura, mi fu facile strusciare senza alcun ritegno il mio pube contro il suo grosso rigonfiamento, ma la voglia di toccarglielo impelleva, quindi abbassai il braccio, scostai leggermente il mio ventre e intrufolai la mano tra i nostri corpi.
Cazzo! Quello sì che era un cazzo!
Tutto il mio palmo e le mie lunghe dita non bastavano a contenere quel paccone, per cui mi staccai dall’abbraccio e vi portai in aiuto anche l’altra mano.
Desideravo farci di tutto con quella sbarra di carne, perciò ruppi ogni riserva e mi chinai, fino ad averlo di fronte al mio viso. Mi venne istintivo baciare quel pistolone: feci scorrere le mie labbra su tutta la sua ampia superficie e, infine, presi a mordicchiarlo.
Gli abbassai lo slip e il suo pisellone scattò fuori, ondeggiando davanti alla bocca che corse a catturarlo nell’avida tenaglia delle mie labbra.
Chiamai subito in aiuto la mia lingua per lubrificare bene glande e asta, e così poter dare il via a quella che, prevedevo, sarebbe stata una lunghissima sequenza di succhiate, aspirate, frullamenti e pompate che costituivano l’essenza delle mie arti fellatorie, sotto le quali mai nessun uomo era riuscito a non capitolare.
Dopo parecchi minuti d’intenso lavorio di lingua e mascelle, dovetti aiutarmi con profonde e decise segate. La prima volta desideravo farlo sborrare così: aveva le palle pienissime ed io lo volevo bello resistente per la successiva scopata.
Ormai stava per cedere. Percepii un ulteriore irrigidimento del suo pisellone e gli diedi qualche carezza allo scroto, facendogli raggiungere il limite di ogni umana resistenza.
Sentii il suo sperma defluire dai coglioni, vidi chiaramente la contrazione del suo pene e, un attimo dopo, esplose con abbondanti spruzzate dense e bianche, che ricevetti in parte in bocca, ma altre dovetti dirottarle sul viso, pena il completo soffocamento.
Mentre sborrava, avevo portato il mio sguardo nel suo, facendogli gli occhi pieni di gioia e di passione. Rallentai il ritmo delle segate e mi assicurai di averlo svuotato per bene.
Mi rialzai, presi la borsetta e ne estrassi qualche fazzolettino con cui mi pulii il viso. Poi, mi avvicinai a baciarlo ancora, premurandomi di accomodargli una mano tra le mie cosce. Il contatto con la mia carnosa e umida patatina sortì l’effetto di portarglielo nuovamente alla massima erezione.
Recuperai un preservativo e glielo infilai amorevolmente, quindi lo presi per mano e lo accompagnai qualche passo sull’erba, dove lo feci sdraiare. Mi sfilai il perizoma, mi misi a cavallo del suo corpo e mi calai sul suo sesso, guardandolo fisso negli occhi, continuando a sorridergli.
Mi sembrò stupirsi nell’osservare con quanta facilità il suo enorme cazzone era stato accolto nella mia vagina. Entrò fino a toccarmi l’utero e ne avanzava ancora qualche centimetro.
Feci una breve pausa, inspirai profondamente, chiusi gli occhi e scesi ancora molto lentamente, fino a quando la poderosa verga non scomparì completamente dentro il mio sesso. Riaprii gli occhi e vidi il suo viso incredulo. Sicuramente, non aveva mai avuto una donna capace di prendersi per intero il suo enorme randello.
Mi sorrise anche lui e non mi sarei stupita che stesse pensando che ero una grandissima troia, oppure se si stesse chiedendo quanti cazzi di siffatte dimensioni mi ero presa prima del suo. Non m’importava nulla di ciò che pensasse o che idea di zoccola si fosse fatto di me. M’interessava solo che mi scopasse al massimo della sua prestanza.
Iniziai a cavalcarlo, stando appoggiata al terreno solamente sulle punte dei miei piedi: era la posizione migliore per far adattare la mia patatina a quell’oggetto abnorme che la stava trivellando.
Proseguii sempre standogli sopra, pompandolo metodicamente e aggiungendo ampie rotazioni del bacino. Dopo parecchi minuti di quella dominazione, mi prese la voglia di essere dominata a mia volta, quindi mi sfilai e mi sdraiai al suo fianco. Lui mi venne sopra e gli mostrai ancora quanto fossi accogliente, divaricando a dismisura le mie gambe che tenevo completamente distese e sospese in aria.
La mia vulva sbocciò come una rosa e il mio clitoride svettò come un pistillo. Osservai il suo membro affondare nuovamente dentro di me e il suo collo taurino, dal quale affioravano le vene, gonfie per lo sforzo di volermi soddisfare.
Prese a darmi una formidabile sequenza di pompate e affondi, mentre io cercavo di aumentarne la già notevole energia, muovendo il mio bacino in contrapposizione al suo. La mia prolungata astinenza non mi avrebbe permesso di resistere ancora a lungo a una simile scopata.
Cercai di comunicarglielo, emettendo forti ansimi che accompagnavo il mio sguardo supplichevole di non farmi venire subito, ma fui involontariamente ignorata da lui, che era concentrato nel suo intento di fare bella figura con la vogliosa strafica che gli stava sotto.
Il suo impegno fu premiato dal mio dirompente e devastante orgasmo, che mi attraversò dalla testa ai piedi con la velocità di una saetta e l’intensità di un uragano. Non ero solita urlare in quei momenti, ma questa volta non riuscii a trattenermi e, con la stessa forza della mia voce, gli affondai le unghie nella schiena.
Le violente contrazioni dei miei potenti muscoli vaginali provocarono, inevitabilmente, anche il suo orgasmo, che si profuse in abbondanti getti di sperma che sentivo scorrere, prepotenti, lungo la sua asta ed espandersi bollenti dentro il serbatoio del profilattico.
Quando fu soddisfatto, si abbassò a baciarmi e, questa volta, non erano baci di libidine, ma di passione.
Sapevo di piacergli molto, oltre che dal lato sessuale. Poteva rischiare di innamorarsi di me, ma non era consapevole che un’altra mia regola ferrea è sempre stata quella di non fare sesso più di una volta con lo stesso amante, se non a distanza di tantissimo tempo.
Non volevo legami e neppure avrei sopportato che qualcuno pensasse il contrario, o mi si attaccasse per qualsiasi motivo. Tutto ciò mi faceva sentire spietata e anche un po’ egoista. Contribuiva grandemente alla mia indipendenza che consideravo preziosissima, ma era anche la causa di quella sensazione di solitudine che oramai iniziava ad affacciarsi subdolamente e inaspettatamente nei miei pensieri, con fin troppa preoccupante frequenza.
Questo racconto è tratto da “Nora, una donna al comando”.
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